Tra gli avvocati e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non corre buon sangue. E questo non è un mistero. Sia per via della netta diversità di vedute tra il Guardasigilli e l’avvocatura sugli interventi urgenti in materia di Giustizia da mettere in campo. Ma soprattutto per via dell’abitudine del Guardasigilli di preferire i social per veicolare importanti notizie in materia di Giustizia anziché convocare l’avvocatura nelle sedi istituzionali e discutere con loro. La strana scelta comunicativa di Bonafede aveva già scatenato le ire dei penalisti in occasione di una delle pagine che hanno scandito la vergognosa storia della tendopoli di Bari. E oggi, durante il XVII Congresso dell’Unione delle Camere penali italiane, lo strappo si è allargato ancora. Il ministro Alfonso Bonafede, pure invitato al Congresso, ha scelto di non presentarsi. Ha inviato una lettera, spiegando di essere stato ‘bloccato’ altrove per altri impedimenti ma inviando una lettera che, si augurava, venisse letta alla platea. E, invece, l’avvocato Gaetano Pecorella che ha dato ai partecipanti comunicazione del forfait del ministro e della sua missiva ha deciso, con tanto di applauso della platea, di censurare la lettura. «Un ministro deve venire per ascoltare – ha osservato Pecorella – Ed è per questo che credo non meriti una lettura ma una distribuzione».
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venerdì, 19 Ottobre 2018 - 17:05
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