Uno schiaffo agli ex Ds e a Nicola Oddati. Il round sulla discussa validità delle votazioni dell’isterico Congresso provinciale di Napoli del Pd giocatosi a Roma lunedì mattina si conclude così. Si conclude con la sconfitta (la seconda in 48 ore) del candidato a segretario che a suon di minacce e conferenze stampa aveva chiesto, invano, uno slittamento delle operazioni di voto per procedere alla verifica delle tessere degli iscritti chiamati alle urne, questo perché i suoi ‘analisti’ avevano riscontrato marchiani, per non dire sospetti, ‘errori’ nella compilazione dei documenti (date di nascita del tutto assenti, o sballate, collocate addirittura in anni futuri come il 2024; tesserati iscritti a due circoli).
I vertici romani, che si sono ritrovati a gestire (male, per non dire malissimo) la faida tra correnti scoppiata con virulenza alla vigilia del voto e che, all’indomani delle contestatissime e caotiche elezioni, sono stati letteralmente investiti dalla figuraccia (con eco nazionale) nelle urne e dallo scontro (senza ritorno) fratricida che si sta consumando a Napoli, hanno cercato di mettere una pezza al pasticcio con un provvedimento che, tuttavia, non taciterà la fronda più battagliera di questo Congresso. Ieri sera la Commissione di garanzia, riunitasi per decidere – in base anche alle direttive romane – se invalidare il (parziale) voto di domenica (alle urne si sono recati poco più di 6mila iscritti su una platea di 2900 aventi diritto; aperti 98 circoli su 126), ha infatti deliberato che le operazioni avvenute nelle concitate ore di tre giorni fa sono valide. Tuttavia si è deciso di dare la possibilità ai 28 circoli rimasti chiusi di aprire i battenti e consentire ai propri tesserati di esprimere la preferenza per il segretario provinciale. Detta così, sembrerebbe che la quadra sia stata raggiunta. Ma in realtà la decisione della Commissione di garanzia è destinata ad ingrossare ulteriormente il bubbone delle polemiche. Domenica scorsa, in piena contrapposizione alla decisione di far votare ugualmente gli iscritti senza previa revisione delle tessere, Nicola Oddati – uno dei tre candidati alla segreteria (gli altri erano Massimo Costa e Tommaso Ederoclite) ha invitato i ‘suoi’ a disertare le urne, dando così corpo alla minaccia di ritirarsi dalla competizione che aveva annunciato 24 ore prima. Un ritiro del quale, però, Oddati non sembra più tanto convinto. Non appena è stata resa nota la decisione della Commissione di riaprire le urne, l’aspirante segretario appoggiato dagli ex Ds, nonché dal vicesegretario nazionale Martina e dal parlamentare Matteo Orfini, è montato su tutte le furie. «Da Roma deve esserci l’indicazione di una nuova data in cui votino di nuovo tutti i circoli. Domenica io ho chiesto ai miei militanti di non votare in questo congresso-farsa e non posso certo partire da 6.000 a 0. Qui una parte cerca di rispettare le regole, mentre un’altra va avanti per forzature e vorrebbe trasformare il congresso del Pd di Napoli nel primo congresso nella storia dell’umanità che si fa in due o tre tappe. Oggi la commissione avrebbe dovuto esaminare il mio ricorso, ma invece non lo ha esaminato e va avanti con ulteriori violazioni», commenta Oddati. E pare quindi di capire che l’uomo dei Ds non abbia alcuna intenzione di stare a guardare che venga incoronato segretario provinciale del partito Massimo Costa, il medico che domenica scorsa ha vinto a tavolino pur avendo dalla sua una manciata di voti assai modesta.
mercoledì, 15 Novembre 2017 - 01:41
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