“Primarie” aperte non solo agli iscritti, ma soprattutto ‘pagate’ con soldi falsi. A Napoli accade anche questo. E, stavolta, non c’entra il Pd. Non c’entra il partito dello scandalo delle monetine dei due euro regalate fuori ai seggi per invogliare gli elettori a scegliere se candidare Antonio Bassolino o Valeria Valente alla sfida con Luigi de Magistris per la guida della città. Non c’entrano quei dem che si sono ritrovati in una lista presentata per le amministrative gente iscritta a sua insaputa, con inevitabile strascico giudiziario. Stavolta la storia imbarazzante arriva da Fratelli d’Italia, il partito intestato a Giorgia Meloni e guidato in città da Luigi Rispoli.
La scena del ‘crimine’ è stata il Congresso napoletano del partito, svoltosi domenica 19 novembre con modalità da primarie aperte. A votare sono stati in tanti: 950 iscritti per cominciare. E fin qui nulla da eccepire. Il problema è che le porte sono state aperte pure ad amici e simpatizzanti, un trucco che ha consentito di allargare a dismisura la platea ma soprattutto di fare cassa. Ogni elettore ha dovuto sversare 5 euro. Un’insolita modalità, che ha fatto storcere il naso a storici militanti di destra e che ha assunto i colori del giallo quando ci si è resi conto che una buona parte del denaro raccolto era falso. Sì, falso. Al momento della conta, il cassiere ha notato che diversi tagli tra i 5 e i 50 euro erano contraffatti. Imbarazzo generale. Ma soprattutto valanga di polemiche. All’interno del partito stesso. Ciò che in molti non hanno gradito è stata l’apertura ad amici e simpatizzanti. «Il voto dei cosiddetti simpatizzanti va annullato in toto», tuona l’avvocato Giovanni Bellerè. Mentre altri sperano nell’assunzione di provvedimenti soprattutto per quanto riguarda chi ha pagato con soldi falsi.
domenica, 26 Novembre 2017 - 23:18
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