Ci sono le donne. Ancora una volta. E ci sono i ragazzini. Ormai immancabili. Pedine imprescindibili del sistema camorra. Un sistema che non conosce tramonti. Che si reinventa e si rigenera con una velocità impressionante. Un sistema che, per far fronte alle difficoltà della penuria di ‘soldati’ dovuta agli arresti, non s’è fatto remore nell’elevare al rango finanche di capo quel ‘gentil sesso’ ormai una vita fa esclusa dall’aspetto militare e organizzativo.
Ci sono le donne. E ci sono i bambini. E ci sono anche nel blitz che questa mattina i carabinieri della compagnia di Napoli Centro hanno messo a segno nel cuore di Napoli, eseguendo l’arresto di 19 persone. Gente ritenuta al soldo del gruppo “Farelli”, il nuovo cartello criminale che nasce dall’unione, criminale si intende, degli Elia (storicamente attivi nel Pallonetto di Santa Lucia) e dei Mariano (dei Quartieri Spagnoli).
Gli arresti e le accuse: i numeri dell’inchiesta
Cinque le persone finite in carcere, undici quelle sottoposte ai domiciliari. Mentre due persone sono state destinatarie di un divieto di dimora in Napoli e provincia, e infine una persona è stata sottoposta all’obbligo di firma. Sono i numeri dell’ordinanza di custodia cautelare spiccata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli a corollario dell’inchiesta. A vario titolo sono contestati i reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi, esplosione di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, usura, favoreggiamento di latitanza e ricettazione.
Usura e spaccio, i business ricostruiti con pedinamenti e intercettazioni
Al cuore dell’inchiesta ci sono le intercettazioni e un lavoro di pedinamento e osservazione svolto dai carabinieri. Con questi due strumenti è stato possibile ricostruire il flusso di un vasto giro di “micro usura” divenuto una delle principali fonti di guadagno del cartello criminale: il business – è la conclusione degli investigatori e degli inquirenti – produceva un volume d’affari di circa 20mila euro al mese. Il lavoro di intelligence ha, infine consentito di monitorare il funzionamento delle piazze di spaccio: i punti vendita di droga gestiti dal cartello erano aperti 24 ore al giorno, e la cocaina – unica sostanza sul mercato – la si poteva acquistare sia in loco che su ordinazione.
Durante le indagini i militari hanno sequestrato i libri contabili del gruppo e 103mila euro – parte in contante e parte depositati su un libretto – ritenuti provento di usura. E’ stato inoltre identificato l’autore del tentato omicidio di Antonio Boccia, gambizzato il 18 novembre 2015 per motivi legati al controllo di una “piazza di spaccio” nei quartieri Spagnoli: si tratta di Francesco Valentinelli, l’uomo arrestato il 30 novembre 2017, accusato dell’omicidio di Gennaro Verrano, commesso il 17 novembre 2017 tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli. I riscontri all’attività d’indagine hanno permesso, inoltre, di sequestrare una pistola semiautomatica e decine di cartucce nella disponibilità del gruppo, oltre che di arrestare 4 persone che detenevano arma e munizioni. Nel corso dell’attività sono stati sequestrati complessivamente 180 grammi di cocaina, per la cui detenzione sono state arrestate in flagranza di reato 7 persone. Le indagini hanno anche permesso di individuare i due favoreggiatori della latitanza di Salvatore Maggio (appartenente al clan Mazzarella), catturato dai carabinieri il 10 giugno 2016 in un resort di Vico Equense.
Il ruolo delle donne, il gentil sesso a capo delle ‘piazze’
Su quattro piazze per la vendita di cocaina ben tre erano gestite da donne. Angela Farelli, detta brioches, controllava la zona di vico Tre Re a Toledo. Era lì che la donna aveva creato una vera holding per lo smercio sia di cocaina che di marijuana. Con lei Rosa Balsamo, detta Rosettina, la quale gestiva la cassa. Nella piazza lavorava anche la sorella Anna, ex moglie di Salvatore Maggio, ora pentito, con Emilia Lenti, entrambi indagate a piede libero. Quest’ultima era la vicina di casa di Angela Farelli e per i carabinieri faceva da vedetta. A sovraintendere il lavoro c’era la capostipite, Maria Tomei, detta Maruzzella, con il fratello Angelo, entrambi ora ai domiciliari.
Tra i destinatari della misura anche Francesco Valentinelli, già in carcere per l’omicidio di Francesco Verrano, avvenuto a dicembre ai Quartieri Spagnoli. La seconda piazza era quella della parte alta dei Quartieri Spagnoli, gestita da Maria D’Amico, sorellastra di Enrico Ricci, considerato il ras dei Quartieri, soprannome fraulella. La donna ha avuto l’obbligo di dimora, mentre il figlio e il marito sono solo indagati a piede libero. Lei è ritneuta dagli inquirenti il trait d’union tra la camorra dei Quartieri Spagnoli e quella di Ponticelli, quartiere del quale è originaria. Infine la piazza del clan Elia del Pallonetto di Santa Lucia, gestita da Adriana Blanchi, già in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso con una richiesta di condanna a dieci anni di reclusione. La donna era la referente del gruppo, moglie del capoclan Renato. Aveva messo a lavorare il figlio Antonio Michele, agli arresti domiciliari, e un minorenne cui faceva spacciare cocaina. La donna usava come ‘protezione’ dalle forze dell’ordine l’abitudine di vedere droga solo a chi conosceva.
martedì, 30 Gennaio 2018 - 18:23
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