Il nipote del boss e le cerimonie. Un’indagine per droga e usura manda a processo un ex consigliere comunale, imputato per aver redatto un atto di matrimonio ideologicamente falso. Accade a Torre Annunziata nel 2012 quando l’ex rappresentante della maggioranza dell’allora sindaco Starita, Raffaele De Stefano, si trova coinvolto in una rete di intercettazioni messa in atto dai carabinieri per smantellare un giro di droga e usura gestito da personaggi vicini al clan Gallo a Torre Annunziata e a Trecase. Una indagine ricostruita oggi dinanzi al tribunale oplontino (presidente Federica De Maio) dal maresciallo che l’ha coordinata, chiamato in mattinata a testimoniare dal pubblico ministero.
Ex consigliere celebra matrimonio del nipote del boss lontano dal Comune
De Stefano, su pressione dei coniugi, avrebbe, secondo l’accusa, celebrato un rito civile presso un noto ristorante di Torre del Greco, contrariamente a quanto redatto in una pratica in cui dichiarava lo svolgimento del matrimonio nella casa comunale. Ad unirsi in un matrimonio poi dichiarato falso Corrada Agnello e il nipote del boss dei ‘pisielli’ Francesco Gallo, Pasquale Coppola, che attualmente sconta una condanna per spaccio di 3 anni. Entrambi gli sposini, dopo essere stati condannati a due anni con rito abbreviato per quel matrimonio, sono stati assolti in Appello «perché il fatto non sussiste». «In una intercettazione ambientale tra due indagati abbiamo sentito la frase “tu conosci Lello”. – ha raccontato il testimone – Si parlava di un matrimonio e di una cosa “non proprio legale”. Da qui abbiamo ricostruito la vicenda».
Usura e minacce: il ruolo di Giovanni Salerno nel processo
Una vicenda che vede imputati assieme all’ex politico anche Luigi Cirillo, trovato in possesso nel dicembre 2012 di ingenti quantità di stupefacenti, e Giovanni Salerno, accusato di usura. Reato ipotizzato dai colloqui telefonici intercettati tra l’imputato e la famiglia Izzo, di cui tre componenti, Mario, Nunziato e Giuseppe, sono stati condannati nel 2015, a vario titolo, per detenzione e spaccio di droga. «Una persona chiamava costantemente gli Izzo per chiedere la restituzione di una somma di danaro che però veniva procrastinata dai debitori all’infinito. Quella persona era Giovanni Salerno che, sentitosi preso in giro, faceva minacce sempre più pressanti arrivando persino ad intimare l’incendio della casa agli Izzo con “l’aiuto di altre persone”».
Cocaina, marjuana e hashish: l’arresto di Luigi Cirillo
Anche la posizione di Luigi Cirillo sarebbe stata desunta dalle intercettazioni alle utenze telefoniche e abitative della famiglia Izzo. «Abbiamo captato – ha concluso il testimone di polizia giudiziaria – che gli Izzo avevano una grossa quantità di droga da smaltire. Abbiamo così ricostruito il ruolo di Cirillo nell’organizzazione e i suoi rapporti con Giuseppe Izzo, suo dirimpettaio. Pochi giorni prima di Natale lo abbiamo arrestato perchè trovato in possesso di 750 grammi di hashish, 95 di marjuana e 650 di cocaina. Era il 22 dicembre 2012».
martedì, 30 Gennaio 2018 - 00:01
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