Dallo sputo a un collega senatore alla condanna per corruzione. Con l’aggravante mafiosa. E’ arrivato puntuale questa volta il verdetto della seconda sezione penale del tribunale di Napoli Nord (presidente: Domenica Miele). Sette anni di reclusione per l’ex senatore dell’Udeur Tommaso Barbato, all’epoca dei fatti funzionario regionale, addetto al settore idrico, i cui appalti sono finiti nel mirino della Dda partenopea. Divenuto famoso nel 2008 per lo sputo rifilato all’onorevole Nuccio Cusumano, in occasione della mozione di sfiducia al governo Prodi, l’ex parlamentare è stato giudicato colpevole per aver avuto un ruolo di primo ordine nell’intreccio tra il clan dei Casalesi ed alcuni dirigenti della Regione Campania in merito alle gare d’appalto truccate dell’Ato3 delle acque.
Nessuna ricusazione. Condannato anche l’imprenditore Giuseppe Fontana, socio di Zagaria
L’inchiesta che ha portato al processo Medea e alla pesante sentenza di primo grado del 31 gennaio scorso. La pena più pesante è stata quella inflitta a Giuseppe Fontana, ritenuto socio del boss Michele Zagaria. Tredici anni e sei mesi di carcere. Una pena che l’imprenditore aveva cercato in tutti modi di evitare, chiedendo persino la sostituzione del collegio giudicante, lamentando che, nelle motivazioni con le quali i giudici avevano respinto la sua istanza di scarcerazione, il tribunale si fosse spinto “troppo oltre” nel sottolineare le accuse a suo carico. La corte d’Appello ha però respinto la sua richiesta, dichiarandola totalmente inammissibile.
Condannati un carabiniere e un imprenditore. Assolto il fratello di Giuseppe Fontana
Ventisette anni di reclusione e tre assoluzioni totali. Tra i condannati anche Alessandro Cervizzi. Quattro anni e sei mesi per l’ex carabiniere del comando provinciale di Caserta che avrebbe cercato di aiutare Giuseppe Fontana ottenendo in cambio soggiorni gratuiti per il figlio in una villa di proprietà dell’imprenditore. Due anni, infine, per Carmine Lauritano, accusato di intestazione fittizia dei beni. Sono stati assolti invece Silvano Monaco, difeso dall’avvocato Mariano Omarto, accusato di rivelazione del segreto d’ufficio, Vincenzo Pellegrino, difeso dal legale Carlo Taormina, accusato di collusione con il feroce clan dei ‘casalesi’, e Orlando Fontana, fratello di Giuseppe, difeso dall’avvocato Giuseppe Stellato. Il pubblico ministero aveva richiesto per l’imprenditore una pena di sei anni per aver acquistato la pen drive del boss Michele Zagaria da un poliziotto che partecipò alla cattura del boss nel covo di via Mascagni a Casapesenna, il 7 dicembre 2011. Il tribunale ha poi deciso per l’assoluzione «per non aver commesso il fatto». L’uomo è stato quindi immediatamente scarcerato.
giovedì, 1 Febbraio 2018 - 15:26
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