«Mia moglie? Me l’ha portata via l’inquinamento di Bagnoli. E purtroppo per lei non ci sarà mai giustizia». Matteo Alfano siede con il capo chino sulla panca dell’aula 416. La folla di avvocati e curiosi è andata via. Ma Matteo non riesce ad allontanarsi. Si alza, va incontro al pm Stefania Buda. Cerca il suo sguardo, trova una parola di conforto. Poi torna a sedersi e si racconta. Racconta il suo dolore. Un dolore che la sentenza emessa ieri pomeriggio sulla bonifica fantasma di Bagnoli non è riuscito a lenire. Sua moglie Adele Iandolo se n’è andata via sei anni fa. Stroncata da un tumore al polmone. «S’è ammalata per colpa di questa terra, perché non hanno mai fatto la bonifica e hanno avvelenato l’aria. Le hanno avvelenato i polmoni. Pensi che lei non ha mai fumato una sigaretta», sussurra Matteo. E così l’ha pensata anche il pubblico ministero Stefania Buda, che ha aperto l’inchiesta sul risanamento bluff dell’ex Italsider e dell’ex Eternit proprio a seguito della denuncia sporta dai familiari della signora Adele. Ma la prova che quel tumore fosse stato provocato dalla bonifica fantasma, costata allo Stato 107 milioni di euro, non è venuta fuori. Non con certezza scientifica. Ché purtroppo ancora oggi non si è in grado di stabilire come il cancro ti divori e perché. «Mi dispiace molto. Ma purtroppo non era facile da dimostrare», dice il pubblico ministero Stefania Buda a Matteo Alfano prima di andare via, anche lei. Matteo resta ancora un po’. Quasi a voler trovare un senso alla sua battaglia. Una battaglia che l’ha spinto, dal giorno dell’apertura del dibattimento, a non saltare neppure un’udienza. Udienze a volte noiose quanto tecniche. Eppure Matteo non ha mai ceduto. Ci ha sperato. «Avevo bisogno di crederci. Perché non si può morire così», prosegue. «Adesso penso solo che me ne andrò da Cavalleggeri. E porto via mia figlia. Non posso rischiare. Però una cosa, a chi ha distrutto la nostra terra la voglio dire: in quella zona ci vivono essere umani. E quello che è stato fatto sulla pelle dei cittadini non è giusto. Io spero solo che da questo momento, si riqualifichi davvero la zona e davvero si pensi a tutelare la salute delle persone. Non come è stato con mia moglie».
martedì, 6 Febbraio 2018 - 07:55
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