L’hanno chiamata «parcellizzazione» e ancora «disgregazione e pulviscolo criminale». La vecchia cupola camorristica in Campania cambia ancora pelle e sembra lasciare campo aperto ai giovani. L’intensa attività repressiva degli ultimi anni, che ha visto il declino di clan storici come quello dei casalesi, «ha accentuato la frammentazione e atomizzazione della camorra ma non ne ha intaccato l’aggressività. Una realtà criminale, difficile da inquadrare in una definizione unitaria, che mai come oggi appare forte e dinamica, con un esteso controllo del territorio regionale, uno stretto rapporto con la politica e le istituzioni di alcune aree, una vasta proiezione nazionale e internazionale, dove riveste un ruolo di primo piano nel mercato mondiale degli stupefacenti e nelle reti di distribuzione». È la Relazione del presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi a sottolineare il fenomeno «delle bande giovanili ormai sempre più diffuse e pericolosamente attive, soprattutto a Napoli, nella ricerca di un’ascesa criminale dentro i clan più strutturati. Anche le camorre hanno mostrato un processo evolutivo verso una più accentuata vocazione imprenditoriale». La relazione descrive poi ampiamente l’evoluzione delle mafie pugliesi, sviluppando l’analisi «sulle mafie territoriali plurali che, in Puglia, vede da un estremo all’altro della regione ciò che resta della sacra corona unita, ma anche della mafia barese, con i sua spiccata somiglianza con la camorra napoletana, e soprattutto le violente mafie foggiane e garganiche, che in questa fase rappresento per la loro ferocia l’elemento di maggiore pericolosità, oltre che metafora della lunga sottovalutazione che ha consentito loro di crescere».
mercoledì, 21 Febbraio 2018 - 19:47
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