La notizia rimbalza da Giovinazzo, in provincia di Bari, nella giornata di ieri. E in meno di due minuti la polemica post-voto tra vinti e vincitori torna ad infiammarsi. Tingendosi anche di ‘giallo’.
Nel comune pugliese di 20mila anime – è la voce che subito circola – sarebbe scattata la corsa al modulo per il reddito di cittadinanza promesso dai grilli in campagna elettorali. Ne parla finanche la Gazzetta del Mezzogiorno (che lancia il caso), descrivendo lo scenario di Caf presi d’assalto e lunghe code di cittadini in trepidante attesa di mettere le mani sugli agognati 700 euro e passi di sostegno economico a chi non lavora. «Ha vinto il M5S, ora dateci i moduli per Reddito di Cittadinanza», avrebbero detto i cittadini. La conferma che le cose sia andate così arriva anche dal responsabile di ‘Porta Futuro’ a Bari, Franco Lacarra, che – riportano nella mattinata di ieri alcuni giorni – racconta di «una cinquantina le persone che tra ieri e oggi hanno chiesto i moduli per ottenere il reddito di cittadinanza, si tratta soprattutto di giovani». La maggior parte dei richiedenti sono cittadini di età comprese tra i 35 e i 40 anni. Morale della storia narrata: a trascinare i Cinque Stelle alla vittoria non è stata la ritrosia verso i partiti tradizionali ma la politica assistenzialista. Apriti cielo. Da destra a sinistra è un rincorrersi di comunicati e di interventi contro i pentastellati. Tutti a gridare che il velo di Maja s’è squarciato. Tutti a dire che il «grande inganno del reddito di cittadinanza è servito» e che i grillini, pur di tirare acqua al proprio mulino (o meglio voti), non hanno esitato a «giocare con la disperazione soprattutto di tanti giovani che hanno bisogno di lavorare». E’ la lapidazione a mezzo stampa del Movimento 5Stelle. E la caciara che si solleva è talmente forte che a un certo punto, tra un’accusa e l’altra, spuntano i comunicati dei Caf di mezzo sud, che, sentitisi chiamati in causa, provano a fare ordine in una vicenda che col passare delle ore assume i contorni di una gigantesca bolla di sapone. Da Napoli e dalla Campania – dove i grillini hanno il fatto il botto di preferenze – arrivano comunicazioni di segno contrario alla storia di Giovinazzo: «I nostri sportelli – sottolinea il coordinatore dei Caf della Cgil partenopea, Raffaele Famiglietti – non registrano ancora questa richiesta. Siamo al lavoro soprattutto per fronteggiare la forte domanda relativa al Rei e siamo in convenzione con il Comune di Napoli per aiutare le persone che inoltrano richiesta con la produzione e l’elaborazione dei modelli Isee». Qualcosa non torna, e alla fine della serata scendono in campo pure i grillini, che parlano di bufala e accusano i rivali di strumentalizzare una vicenda che non esiste nel vano tentativo di sminuire la valanga di voti coi quali i Cinque Stelle hanno travolto partiti tradizionali come il Pd e Forza Italia, incapaci di accettare la sconfitta. Loro, i grillini, parlano solo dopo aver avviato le dovute verifiche a cominciare dai Caf incriminati, ‘Porta Futuro’ incluso. Tanto che pure sulla pagina Facebook del centro Caf di ‘Porta Futuro’ arriva una smentita allo scenario descritto dai giornali. Un passo indietro clamoroso. E, indagando meglio, si capisce anche perché. «La verità – spiega il responsabile di un Caf – è che molti vengono da noi per il reddito di inclusione ma lo chiamano sbagliando reddito di cittadinanza, ma è una confusione linguistica che può crearsi».
venerdì, 9 Marzo 2018 - 15:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA