Luigi (il nome è di fantasia) ha pagato 42mila euro pur non di vedersi rovinata la vita. S’era messo a chattare con una sconosciuta, finendo con l’intrecciare conversazioni hot corredate dallo scambio di immagini intime. Quando ha scoperto la verità, s’è visto perduto: la sconosciuta non era altri che l’identità ‘esca’ di una banda di ricattatori che attirano nella loro rete uomini e donne facili alle sirene delle amicizie sui social network e chiedono soldi per evitare la divulgazione dei contenuti privati scambiati in precedenza. Luigi ha pagato. Altri quattro italiani, invece, si sono tolti la vita dalla vergogna. Si sono tolti la vita perché, nell’impossibilità di soddisfare le ingenti pretese economiche, non sono riusciti ad affrontare la vergogna di essere esposti al pubblico ludibrio e di perdere la faccia davanti alle persone più care.
La storia di Luigi, la storia degli italiani che si sono suicidati, è una delle tante, silenziose e drammatiche, che compongono il poco conosciuto mondo criminale delle ‘Sextortion’. Estorsioni a sfondo sessuale, per dirla più semplicemente. Crimini particolari, sui quali da tempo lavorano gli uomini della Polizia Postale e delle Comunicazioni che proprio venerdì hanno firmato l’arresto di 23 persone in Marocco. Ventitré persone che avevano piantato in diverse città maghrebine le sedi della riscossione del denaro inviato dalle vittime. Gli investigatori sono risaliti agli indagati attraverso i dati utilizzati dagli estorsori: nick-name, indirizzo di pagamento della somma estorta, indirizzo di posta elettronica e numero della transazione effettuata. Un lavoro da intelligence del Web. Fondamentali per l’attività investigativa sono state le denunce di chi è caduto nella ‘rete’. Sì, perché se fino a qualche anno fa i reati estorsivi a sfondo sessuale erano un problema personale e privato con tutte le drammatiche conseguenze del caso, adesso invece fioccano le denunce. Adesso invece chi viene minacciato di vedere le proprie foto hot o le proprie spinte conversazioni pubblicate sui profili Facebook (personali, di familiari, amici o su Youtube), denuncia. E le denunce sono anche una fotografia (parziale) sulla vastità del fenomeno: le Autorità giudiziarie competenti hanno registrato oltre 5mila denunce, segnalando un aumento di oltre il 500% di denunce dal 2012 al 2015, merito anche dei programmi di prevenzione della polizia, tra cui ‘Una vita da social’ e gli alert presenti sul portale del Com-missariato di Ps online. Le denunce sono aumentate dalle 225 del 2013 alle 1.324 del 2016 passando per le 1.190 del 2014 e le 1.288 del 2015. Nel 2017 si è registrata una prima flessione, con 1.041 casi. Bologna nel 2016 – anno record – è stata la provincia in cui è stata presentato il maggior numero di denunce (146); a segui-re Milano (140), Roma (136), Napoli (125), Palermo (112), Firenze (82), Torino (82), Genova (77), Bari (69) e Perugia (66). Numeri impressionanti che restituiscono anche un’altra istantanea: le vittime delle delle ‘sextortion’ sono quasi sempre uomini di ogni età ed estrazione sociale.
domenica, 25 Marzo 2018 - 23:48
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