Akram, il falsario dei terroristi
che da Napoli fa viaggiare i clandestini
in tutta Europa | La storia

Terrorismo
di Danio Gaeta

«Qui la lana si vende con il peso». Detta così, in Italia, questa frase non ha senso. Ma in Tunisia è diverso. Al di là del Mediterraneo, dove i pastori si sostengono barattando la lana con alimenti e spezie, il significato ce l’ha. Vuol dire: «Noi qui le cose le facciamo bene, le facciamo come si deve». Akram Baazoui questa frase la ripete più volte: lo fa in arabo, mentre parla al telefono con un connazionale. Akram è tunisino, ha 31 anni e non commercia in pecore. Il suo paese lo ha lasciato tanto tempo fa, ora vive a Napoli, in vico della Guardia: una stradina senza uscita larga poco più di due metri, che spacca in due via Sant’Antonio Abate. ’O Buvero. Il Borgo. In questo quartiere napoletano, assediato da bengalesi e magrebini, Akram è un perfetto sconosciuto: si sveglia tardi al mattino, si attacca al telefono, entra ed esce dai money transfer e fuma. Fuma tanto. Soprattutto le sigarette di contrabbando, le stesse che compra e rivende in stock. Poi viaggia, Akram. In Spagna, in Germania, in Francia. Intere settimane in giro per l’Europa, ma a Napoli ci ritorna sempre. E non potrebbe essere altrimenti. Perché è dal ‘buco’ al civico 14 di vico della Guardia, nella casbah del Borgo, che gestisce i suoi veri affari. Quelli illeciti, quelli che gli fanno fare i soldi. Akram Baazoui, in realtà, non è uno qualsiasi. Per la procura di Roma, infatti, è al vertice di un’associazione transnazionale attiva in Italia, Tunisia e Francia. Un gruppo criminale in grado di gestire il traffico di migranti in giro per l’Europa, di procurare documenti contraffatti ai clandestini e di trovare sistemazione agli arabi sbarcati sulle coste di Lampedusa. Per Akram la «lana da vendere con il peso» sono le carte di identità false, le patenti riprodotte e anche i fogli autenticati per i minori. Basta chiedere e pagare e Akram trova tutto. In Tunisia il suo nome circola, soprattutto a Chradra (Kairouan): città di circa 120mila abitanti che, dopo la caduta di Ben Alì, ha visto una vera e propria diaspora. La fuga dal deserto nordafricano è un business e Akram ci si butta dentro. Tutti chiedono di lui, del tunisino in grado di farti arrivare in Italia e di farti girare indisturbato per l’Europa. «Qui in Tunisia chiedono tutti di te, ma io gli ho detto che Akram viaggia tra Francia, Germania e Spagna, perché vende sigarette e si deve spostare continuamente», si legge in un’intercettazione telefonica che gli inquirenti sono riusciti a carpire a un membro dell’associazione.
Ma su Akram c’è di più. Di lui ne parla anche Yacoubi Montasser: l’uomo che ha ospitato nella sua casa di Latina Anis Amrin, l’attentatore di Berlino, ucciso alla frontiera dalla polizia. Montasser non collabora con la giustizia italiana, ma in fotografia riconosce il tunisino: «E’ l’uomo che ha fornito il documento falso ad Amrin». Sì, perché chi vuole arrivare in Europa e avere un documento deve chiedere ad Akram. Anche se sei un terrorista e ti porti dietro l’ideologia omicida dell’Isis. Ed è proprio Yacoubi Montasser, l’amico del terrorista Amrin, a squarciare il velo sulle attività di Akram. Ormai il 31enne tunisino che vive in vico della Guardia non è più uno sconosciuto. Gli inquirenti iniziano a seguirlo, ad ascoltarlo nelle lunghe conversazioni telefoniche. E grazie ad attenti interpreti iniziano a tradurre i suoi dialoghi. Akram al telefono ci passa molto tempo e le informazioni arrivano come un fiume in piena. In un’occasione il 31enne viene contattato da un membro dell’associazione che si trova in Tunisia: lo avverte che stanno arrivando dei migranti. Nella conversazione viene esplicitato il ruolo che l’uomo e il suo gruppo hanno per tutti i tunisini che vogliono raggiungere l’Europa. L’utilizzo di espressioni idiomatiche lascia intendere che non si tratti di un caso isolato, ma di una rete ben collaudata in grado di garantire assistenza a tutti coloro che si affidano all’associazione. Akram si preoccupa per i connazionali: «Non è facile arrivare in Sicilia, bisogna vedere se il comandante dell’imbarcazione è capace». Poi, una volta avvenuto lo sbarco, ci pensa lui.
E’ tutto scritto nell’ordinanza con la quale il gip del tribunale di Roma ha disposto per il 31enne la custodia cautelare in carcere. Dal cuore di Napoli, attaccato a un telefono, Akram è in grado di predisporre abitazioni e alloggi dove accogliere i tunisini appena giunti in Italia. Inoltre, spiegano gli inquirenti, è in grado di falsificare documenti di identità; e infine è in grado di organizzare il passaggio della frontiera con autisti prezzolati capaci di portare i clandestini dall’Italia alla Francia. Tutto questo, però, ha un prezzo. C’è un tariffario ben preciso da rispettare e chi non è d’accordo, può tranquillamente rivolgersi altrove. Secondo quanto è venuto fuori dall’indagine coordinata dalla procura di Roma, per un alloggio e un po’ di cibo, il clandestino paga un forfettario all’organizzazione. Ma i soldi, quelli veri, si fanno con i documenti contraffatti. Circa 200 euro per una carta di identità, 120 euro per la patente e 120 euro per altri documenti. Al costo dell’intera operazione, si aggiunge il biglietto del treno e il trasferimento oltre i confini nazionali  (soprattutto in Francia) alla modica cifra di 150 euro. E a chi gli dice che in Tunisia i documenti falsi costano molto meno, Akram risponde: «Se lo fai da altri (il documento) butti solo i soldi». Perché è solo a Napoli, nella casbah del Borgo, che la «lana si vende con il peso».

sabato, 7 Aprile 2018 - 19:11
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