«Non ho mai assistito a minacce da parte degli odierni imputati nei confronti della parte civile. Anzi, semmai una volta sono stato io oggetto di minacce rivoltemi dalla parte civile. Quando 2 o 3 anni fa, fui avvicinato da uno dei due imprenditori e portato in un palazzo di via Diaz. Lì mi dissero che durante questo processo avrei dovuto testimoniare in loro favore, sennò mi avrebbero inguaiato. Menato. Avrei dovuto dire che erano destinatari di pressioni da parte dei politici». Nell’aula 117 del tribunale di Napoli, ieri mattina, ha parlato un testimone chiave del processo che vede alla sbarra 3 ex amministratori pubblici del Comune di Portici. Fabio Nocerino, il cugino dell’ex consigliere comunale Ciro. Accusato di concussione assieme all’ex assessore ai lavori pubblici Rosario Frosina e all’ex assessore al patrimonio Pietro Iodici, l’ex consigliere avrebbe, assieme ai 2 politici – in carica durante il secondo mandato del sindaco Vincenzo Cuomo – minacciato di veicolare controlli ad una piattaforma al Granatello. Al fine di spingere 2 giovani imprenditori – costituitisi parte civile nel procedimento penale e difesi dagli avvocati Giuseppe Ferrara e Michele Iannone – a fare accordi economici relativi alla gestione dell’attività. Durante la sua lunga testimonianza, con «parziali contraddizioni» – per dirla con le parole del presidente del collegio Serena Corleto – emerse durante il dibattimento, Fabio Nocerino ha ‘scagionato’ i colletti bianchi porticesi e gettato un’ombra sui due giovani imprenditori che con la loro denuncia hanno dato il là all’inchiesta e dunque al processo. Ma su una circostanza tutt’altro che secondaria ai fini dell’accertamento della verità ha anche contraddetto un altro testimone, favorendo così la parte civile. (L’ARTICOLO CONTINUA sull’edizione di oggi 10 aprile del quotidiano in edizione digitale. Tutta la cronaca dell’udienza di ieri)
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martedì, 10 Aprile 2018 - 12:21
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