Ventidue anni di reclusione (complessivi) erano e ventiduenne anni di reclusione saranno. In attesa del ricorso in Cassazione già annunciato dagli avvocati Gennaro Somma e Vincenzo Romano. La Corte di Appello di Napoli ha confermato le pesanti condanne per i due boss del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. Si tratta di Luigi D’Alessandro junior, secondogenito del defunto padrino Michele, condannato a 10 anni di carcere con l’esclusione del ruolo di promotore dell’associazione. E di Antonio Elefante, alias “muzzarella”, per cui sono stati disposti invece 12 anni. I due, detenuti per altri reati, sono accusati di aver tenuto le redini del clan dalla fine degli anni ’90 e di aver provato a incunearsi all’interno della pubblica amministrazione per ottenere autorizzazioni e documenti pubblici. Inoltre, secondo quanto raccolto durante le indagini, i due sono avrebbero anche ostacolato alcune delle votazioni che si sono ripetute nel territorio stabiese indirizzando voti verso i candidati espressione del clan.
L’operazione Sigrfrido e le condanne annullate
Entrambi furono arrestati durante l’operazione Sigfrido, condotta agli inizi degli anni 2000, con cui l’Antimafia provò a decapitare il clan D’Alessandro attraverso 18 arresti. Nonostante l’azione delle forze dell’ordine, il processo ha subito però numerosi scossoni. La Cassazione nel 2010 annullò infatti tutti i verdetti di primo grado, confermati in Appello. Come fatto notare dagli avvocati della difesa, il giudice per l’udienza preliminare non aveva la competenza territoriale per decidere. Essendo nel periodo della riforma penale, il processo ripartì da zero. E si è arrivati così ai primi verdetti di ieri pomeriggio in attesa degli altri 16 previsti per il procedimento ordinario. Luigi D’Alessandro e Antonio Elefante infatti sono gli unici arrestati dell’operazione Sigfrido ad aver scelto il processo con il rito abbreviato.
Il processo principale
Gli altri imputati hanno invece scelto la strada del procedimento ordinario, in programma l’autunno prossimo. In aula ci saranno Michele Abbruzzese, detto “pacariello”, cugino del defunto boss Michele D’Alessandro. E poi Francesco d’Assisi Apadula, alias ’o musso, Ciro “cirillino” Castellano, l’altro figlio del boss Pasquale D’Alessandro. Quindi, Antonio Esposito Sansone, Giovanni Lucarelli detto ‘braciola’, Nicola Martinelli, Ernesto Mas, ’o guappone Antonio Rossetti, Luigi Polito e Luigi Vitale, in arte ’o mariuolo. Infine Raffaele Di Somma alias ‘o ninnillo, il ras dell’ormai disciolto “clan dei falsi pentiti” insieme ad Ernesto Maresca “o’ guaglione”, Alfonso Sicignano detto “diabolik”, e Ciro Avella.
giovedì, 12 Aprile 2018 - 12:38
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