«Sul caso Rory Oliviero la politica ha le mani legate». Due percorsi politici differenti. Uno maggioranza, l’altro opposizione. Uno democratico, l’altro grillino. Ma sostanzialmente entrambi, sia Piero Sabbarese, segretario locale del Pd, che Gennaro Cozzolino, cittadino portavoce del Movimento 5 stelle, hanno detto e ribadito lo stesso concetto: sull’improvvisa revoca dell’autosospensione da parte dell’“uomo della valigetta”, al secolo Rory Oliviero, il consiglio comunale di Ercolano può fare ben poco.
Ebbene sì, perché se Rory Oliviero, il capogruppo di Area popolare della città degli Scavi, protagonista del video più devastante dell’inchiesta Bloody Money di Fanpage su mazzette e rifiuti, decide, così come ha fatto lo scorso 18 aprile, di ritornare sui suoi passi e di porre fine – dopo appena un mese e mezzo – alla pausa presa lo scorso 2 marzo, votando pure il rendiconto finanziario del Comune, non c’è richiesta di dimissione che possa tenere. Né alcun regolamento che possa impedirne il ritorno. Quella dell’autosospensione, lo dice la normativa, non è una formula contemplata nello statuto dell’assemblea cittadina. «Un consigliere comunale siede in Consiglio per via della legittimità popolare – ha detto Sabbarese – E nessuno può revocargli un mandato che gli ha conferito il popolo. Con le regole esistenti noi politici di fronte a casi come quello di Oliviero abbiamo le mani legate». All’indomani del ritorno in aula del “delfino” di De Mita (che continua a tacere sul caso) restano dunque solo l’indignazione e la brutta figura. Che investono e hanno investito l’intera città di Ercolano, quella che si è ribellata al pizzo e alle mafie, ma che è tornata a far parlare di sé – anche sui media nazionali – per un episodio scandaloso. Per lo scambio di una valigetta che Oliviero credeva essere piena di soldi, ma in realtà era zeppa di rifiuti. Una trappola messa in atto dai cronisti di Fanpage per smascherare come in Campania vengano affidati gli appalti utili allo smaltimento di ecoballe. Immagini devastanti che hanno portato alle dimissioni dei vertici della Sma Campania (Biagio Iacolare e Lorenzo Di Domenico) e a quelle del figlio del Governatore della Regione, Roberto De Luca, ex assessore al Bilancio al Comune di Salerno. Ma non a quelle di Rory Oliviero, che ha scelto prima la strada dell’arrivederci e poi, quando l’attenzione dei mezzi di comunicazione si è abbassata, quella del dietrofront, presenziando il consiglio, tra il silenzio generale dei politici. Una circostanza che ha alimentato la rabbia dei cittadini ercolanesi. «Comprendiamo l’indignazione delle persone dinanzi ad una situazione del genere – ha continuato Sabbarese – E comprendiamo anche il perché la cittadinanza, o una parte di essa, si rivolga ai politici chiedendo di intervenire. Il nostro unico potere però è quello di sollecitare le dimissioni». Cosa che Sabaresse in qualità di segretario cittadino del Pd, così come Gennaro Cozzolino dei Cinque Stelle fecero, con tanto di comunicato, non appena venne diffuso il video ‘incriminato’. Ma di più non è possibile fare. «Tuttavia – ha aggiunto Sabbarese – speriamo che, alla luce di quanto sta accadendo, la collettività comprenda invece il potere che essa stessa ha: le rivoluzioni si fanno nella cabina elettorale». Toccherà dunque alla «collettività» fare in modo che scene del genere non offendano più la reputazione di Ercolano «scegliendo semplicemente chi votare». Scegliendo per bene i «rappresentanti inamovibili in consiglio comunale».
Lo stesso concetto ribadito sostanzialmente anche dal sindaco Pd Ciro Buonajuto all’indomani del consiglio comunale a cui Rory Oliviero – in barba all’autosospensione protocollata ufficialmente al presidente del consiglio comunale Luigi Simeone – ha deciso di prender parte. Solo che il primo cittadino aveva tirato in ballo i partiti per non aver censurato pubblicamente il dietrofront di Oliviero. Scaricando difatti la colpa anche sul segretario del suo partito. Del suo Pd. Una presa di posizione che non è andata giù a Piero Sabbarese: «L’unica carica che avrebbe dovuto esprimere quantomeno una parola di dissenso era proprio il sindaco, che è la massima carica istituzionale».
Sul dietrofront di Oliviero. O meglio sulla mancata ‘denuncia’ della sua presenza in aula da parte dei partiti è intervenuto anche Gennaro Cozzolino, il leader del M5s locale. Colui che da più di un anno e mezzo, «da tempi non sospetti», ne ha richiesto le dimissioni. Anche con atti di protesta, come quello di dimettersi dalla commissione speciale comunale sui rifiuti. «Sono stato spiazzato quando l’ho visto ma ho lasciato l’aula per altri seri motivi evidenziati dall’ultimo consiglio comunale. Motivi che hanno bisogno di risposte. Fin quando non arriveranno pubblicamente il Movimento Cinque Stelle resterà lontano da certe dinamiche».
martedì, 24 Aprile 2018 - 12:03
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