Lo sfondo tutto nero che postò sulla sua pagina Facebook all’indomani del video-scandalo che lo riprese a chiedere tangenti per un appalto sui rifiuti non c’è più. Rory Oliviero, il politico di Ercolano travolto dall’inchiesta giornalistica di Fanpage, ha scomodato addirittura il padre costituente più ricordato e stimato della storia, Piero Calamandrei – il che, date le circostanze, sembra davvero il colmo – per riempire la sua immagina di copertina: «Per trovar la giustizia, bisogna essere fedeli: essa, come tutte le divinità, si manifesta soltanto a chi crede», è la scritta-manifesto del ‘social’ Oliviero. Messa così sembra quasi che la procura abbia compiuto un accertamento sulle immagini vergognose di Oliviero che si allontana con una valigetta che lui crede essere piena zeppa di soldi (50mila euro), concludendo per l’innocenza dell’uomo. Ma la verità è che nessuna innocenza – quella che pure in qualche paradossale intervista Oliviero ha professato rispetto ai fatti di Fanpage – è stata acclarata. Peggio ancora: nessun intervento della magistratura si è concretizzato. Cosicché Oliviero è rimasto libero di agire. Libero di tornare in Consiglio comunale, dopo un breve periodo di auto-sospensione deciso per via delle pressioni politiche di chi a gran voce ne chiedeva le dimissioni dopo il video-scandalo, e libero di far finta che nulla sia accaduto. Già, mentre la città si indigna per il rientro sulla scena politica di Oliviero e i segretari di partito, sindaco incluso, sono costretti a spiegare di non poter mettere alla porta il consigliere comunale perché così funziona la Legge, c’è una procura, quella di Napoli, che resta alla finestra. Ed è ancora lì, non dal caso di Fanpage, sul cui fronte qualche passetto è stato pure fatto, bensì dal primo scandalo video che travolse Oliviero, quello fatto scoppiare da ‘Striscia la Notizia’ sul finire del novembre del 2016. Al Tg satirico di Canale 5 venne segnalata una compravendita di posti di lavoro che riguardava l’ospedale del Mare, all’epoca ancora chiuso. Luca Abete venne incaricato del caso. L’uomo segnalato da ‘Striscia’ fu agganciato. E ciò che accadde l’ha visto mezza Italia. Rory Oliviero, il cui volto venne però oscurato dalla trasmissione, ricevette nel suo studio una donna con la figlia (i ‘ganci’ di Abete) e lì avviò una vera e propria trattativa per la vendita di un posto di lavoro alla ragazza, rappresentando che l’affare sarebbe andato in porto grazie alle sua amicizie con persone giuste. Era una millanteria, ma tant’è: Oliviero chiese ben 10mila euro. In contanti, ovviamente. Da mettere in una busta. Parole e immagini incontrovertibili. Scoppiò il putiferio. E Oliviero si dimise dalla presidenza della commissione consiliare Trasparenza e Affari istituzionali, ma non dalla carica di consigliere comunale di ‘Area popolare’. La Finanza all’epoca contattò ‘Striscia la Notizia’ chiedendo di poter acquisire il filmato. Fu il primo step di un fascicolo di indagine affidato al pubblico ministero Celeste Carrano della procura di Napoli. Da allora è trascorso un anno e mezzo e di quella inchiesta nulla si è saputo. Caduta nel dimenticatoio. Con buona pace di Rory Oliviero che, forse credendo di averla scansata, è tornato a chiedere tangenti, ma stavolta sul terreno più fertile, economicamente parlando, dei rifiuti. E si arriva così al 19 febbraio con la messa online del video-scandalo di Fanpage: c’è Oliviero che chiede 50mila euro, e poi c’è Oliviero che si allontana con una valigetta nella quale lui crede esserci davvero i 50mila euro, mentre all’interno c’è solo robaccia. Anche in questo caso sono state acquisite le immagini dell’operazione giornalistica. Ed anche in questo caso l’inchiesta è affidata alla procura della Repubblica di Napoli. La stessa procura dalla quale la cittadinanza attende una risposta, sul caso di ‘Striscia’, da un anno e mezzo. Rory Oliviero, intanto, è sempre lì. E si tiene ben stretta la poltrona di consigliere comunale nonostante le polemiche, ché nessuno, sul versante politico, può farci niente.
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giovedì, 26 Aprile 2018 - 19:41
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