Tra “mai col Pd” e “noi con il Pd” lo scoglio ormai sembrerebbe essere solo il reddito di cittadinanza. Quel reddito di cittadinanza che pesa come un macigno sulle casse della Regione Campania. Ebbene si perché mentre Luigi Di Maio continua ad invocare un accordo con il Partito democratico per fare entrare in vigore il meccanismo che prevede l’erogazione monetaria distribuita a tutte le persone dotate di cittadinanza e residenza italiana, in consiglio regionale le forze politiche, compresa quella del Movimento 5 stelle, incolpano il vecchio governo dell’ex presidente Antonio Bassolino per il debito causato da un provvedimento della sua Giunta. Quello, manco a dirlo, del reddito di cittadinanza. O meglio, del suo embrione.
L’accordo Pd – 5 stelle
Ma veniamo ai giorni nostri. Precisamente a margine delle consultazioni di Luigi Di Maio con il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico. Quando il leader del Movimento ha espressamente fatto capire che l’accordo con i democrat si potrebbe chiudere qualora questi decidessero di contribuire, «pur tenendo presente delle profonde diversità», ad un governo che miri alla riduzione delle tasse, all’aiuto delle famiglie indigenti e con figli e al taglio degli sprechi. «Io capisco – ha detto l’aspirante premier – chi dice tra i nostri “mai col Pd” e tra i loro “mai col M5S”. Ma rendiamoci conto che qui il tema non è andare con il Pd come non era andare con la Lega, qui si sta dicendo che bisogna fare uno sforzo nella direzione del cambiamento. E anche al Pd chiedo lo sforzo di non entrare nella logica per cui il Movimento 5 Stelle debba negare le battaglie storiche del passato». E sul piatto della bilancia il grillino mette anche il «reddito di cittadinanza».
L’esperimento di Bassolino sul reddito di cittadinanza
Già. Come se poi questo famoso reddito proposto dai pentastellati fosse davvero un meccanismo di cambiamento. Chiederlo al capogruppo della Regione Campania del Movimento 5 stelle, Gennaro Saiello, che ha definito «un errore di un passato impossibile da archiviare» il vecchio esperimento della Giunta Bassolino, abrogato durante il governo Caldoro. «Una legge palesemente propagandistica di matrice puramente assistenziale, che prevedeva un assegno mensile di 350 euro a quanti avevano un reddito al di sotto dei 5mila euro annui, per la durata di 3 anni e 9 mesi». Per in dirle in poche parole, quelle del consigliere grillino appunto, la «forma sperimentale di un sedicente reddito di cittadinanza». Che oggi costa alle casse dell’Ente un milione di euro. Il prezzo di un debito fuori bilancio ‘approdato’ ieri in commissione che ricorda al consigliere Saiello «quanti danni hanno prodotto e ancora producono le politiche assistenzialiste inaugurate con l’era Bassolino». Politiche che, «fatte senza alcuna valutazione del monte risorse rispetto ai potenziali aventi diritto », «nella smania di guadagnare popolarità a fini elettorali – ha aggiunto – auspichiamo non siano al centro del piano lavoro annunciato da De Luca, con numeri in cali di annuncio in annuncio».
La ‘denuncia’ in Regione di Forza Italia
Questioni vecchie che riguardano termini di accordi nuovi. O meglio possibilità di accordi nuovi. E così mentre il Movimento 5 stelle continua a corteggiare il Partito democratico con il reddito minimo universale, il vicepresidente del Consiglio regionale, Ermanno Russo (Forza Italia), nel pomeriggio di ieri ha bacchettato chi «in questi mesi ha costruito le proprie fortune elettorali» sul ‘sussidio’, «tentando ora di camuffarlo e spacciarlo per una misura temporanea rivolta a chi ha perso il lavoro, o per salario minimo garantito». «Impari – ecco il monito del forzista campano Ermanno Russo – dagli errori commessi in passato chi oggi inganna gli italiani. Una decisione risultata illegittima dalla Suprema Corte di Cassazione a sezioni unite nel 2010 condannando oggi Palazzo Santa Lucia al pagamento delle somme».
sabato, 28 Aprile 2018 - 17:42
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