Quel peso lo ha schiacciato. Quella sete di giustizia che aveva invocato da anni è diventata ossessione al punto da finire per stritolarlo. Così Pasquale Lettiero, 60 anni, ha risposto nel modo più assurdo a quella spirale nella quale era entrato: esplodendo quattro colpi di arma da fuoco all’interno dello studio legale dell’avvocato che aveva seguito la sua causa di lavoro. Nel momento in cui ha fatto irruzione negli uffici di via Rosselli, stradina al confine tra Capodrise e Marcianise, forse gli sarà balenato un flash back di 5 anni prima. Era il febbraio 2013 e Lettiero era stato appena licenziato dalle Ferrovie dello Stato. Un taglio che non gli era andato giù e che aveva provocato una reazione folle quanto quella di venerdì sera: si presentò negli uffici della Cisl di Napoli a corso Novara con un’ascia in un mano e una motosega nell’altra per incontrare il legale del sindacato. Anche allora fu bloccato dalla polizia ma venne solo denunciato a piede libero. Ora le accuse con le quali dovrà confrontarsi lunedì nell’interrogatorio di garanzia sono molto più pesanti: tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di arma clandestina con relativo munizionamento, ricettazione e minacce aggravate, tutti reati commessi ai danni di Salvatore Castiello, avvocato capodrisano che stava seguendo il suo caso. Anche venerdì tra i due c’era stata una discussione piuttosta animata, al cospetto degli altri colleghi di studio, tra i quali il presidente del consiglio comunale di Marcianise Antimo Rondello. Sono le 19 quando dal primo piano della palazzina si sentono degli spari: all’inizio nessuno pensa allo studio legale. Quando pochi istanti dopo arriva la volante della polizia si comprende meglio la faccenda. Un cliente era giunto nello studio con una pistola ed aveva fatto fuoco contro l’avvocato Castiello, per poi dileguarsi. Il professionista era stato centrato alla gamba destra ed immediatamente trasportato al vicino pronto soccorso dell’ospedale di Marcianise, dove poco verrà dimesso. I proiettili lo avevano ferito alla coscia ed alla caviglia. Quando la polizia sale al primo piano gli uffici sono ormai deserti, ma trovano un elemento inconfutabile: la pistola. Il revolver Olimpyc 38 con matricola abrasa è ancora sulla scrivania e sul pavimento, tra faldoni e sedie, ci sono le quattro ogive. Arrivano sul posto gli uomini della squadra mobile di Caserta che supportano gli agenti del commissariato di Marcianise, guidati dal primo dirigente Antonio Sepe, nelle ricerche. Lettiero viene trovato nel giro di pochi minuti: incurante del caos che si era creato dopo la sua folle irruzione era rientrato nella sua abitazione di Macerata Campania, a pochi chilometri dal luogo del raid. Quando vede i poliziotti alla porta non accenna alla minima reazione e li segue. Il suo primo interrogatorio, al cospetto degli agenti, va avanti ben oltre la mezzanotte. Lettiero è comprensibilmente teso, ma sembra quasi togliersi un peso quando confessa ai poliziotti perchè sia arrivato al cospetto del suo legale con una pistola e lo abbia ferito. «E’ colpa sua se non mi hanno reintegrato» ha spiegato nella lucida follia che lo ha portato fino al primo piano di via Rosselli. Gli agenti ascoltano la sua storia: i 30 anni vissuti da dipendente delle Ferrovie dello Stato, dislocato alla stazione di Gricignano d’Aversa, poi il momento in cui tutto si ruppe: l’assegnazione allo scalo di Marcianise-Maddaloni. Lettiero si dichiarò disponibile al trasferimento purchè gli venisse riconosciuta l’indennità prevista. A quel punto comincia un braccio di ferro tra il ferroviere originario di Recale e la sua azienda. Il trasferimento si estende ad altre unità e diventa definitivo. Per Lettiero, dopo una lunga sequela di carte bollate e istanze, arriva il licenziamento. Ha più di 50 anni, un mutuo sulle spalle per l’acquisto di una casa, moglie e figli da mantenere e un’invalidità. Non vuole rinunciare al suo posto di lavoro, ma quella che lui ritiene ricerca di giustizia si trasforma in rabbia e vendetta, anche verso chi lo assiste. La prima volta nel 2013 contro il sindacato. L’ultima volta in un afoso venerdì sera di maggio dove il vociare di aperitivi e spesa viene squarciato da 4 colpi di pistola esplosi contro un professionista che aveva soltanto la colpa di non aver vinto la causa. «Tutta la categoria deve sentirsi colpita da quello che è successo all’amico e collega» ha dichiarato Antimo Rondello, testimone del raid. Lettiero, alle prime ore di sabato, entra nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
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domenica, 27 Maggio 2018 - 14:44
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