La Giustizia umiliata, rabbia a Bari Sassanelli: «Abbandonati dai politici» L’assordante silenzio delle istituzioni

di Manuela Galletta

Gaetano Sassanelli è arrabbiato. Contro i politici, quelli locali in particolar modo. E contro il ministero della Giustizia. «Siamo stati lasciati soli, è vergognoso», commenta a telefono il presidente della Camera penale di Bari a poche ore di distanza dalla partecipata assemblea svoltasi per discutere della vergognosa pagina di Giustizia umiliata apertasi dopo lo sgombero (per inagibilità) degli uffici in via Nazariantz. All’assemblea erano presenti due consiglieri comunali, ma non fanno testo: hanno sempre seguito la vicenda, prima ancora che la Protezione civile regionale fosse costretta ad allestire un accampamento per consentire lo svolgimento dei processi. Tutti gli altri, dal sindaco alla maggioranza dell’amministrazione comunale sino a risalire verso le cariche più alte della Regione, erano assenti. Peggio ancora: nessuno ha rivolto un solo cenno di solidarietà agli avvocati, ai magistrati e agli operatori della Legge che oggi si ritrovano accampati manco ci fosse stato un terremoto. Dalle istituzioni solo silenzio. Sia a livello locale che nazionale. Come se nulla fosse accaduto. E invece a Bari si sta consumando una storia indecente, termometro della considerazione che si ha in Italia ai più alti livello del funzionamento della Giustizia, che pure è il pilastro della società civile. «A prescindere dalle responsabilità e dalle colpe del passato di chi ha determinato questa situazione – insiste Sassanelli – Ancora oggi c’è gente che non è interessato a questo problema. Un problema che certamente non è nato ieri». E’ dal 2012 che sul Palagiustizia di Bari pende la spada di Damocle dell’inagibilità, dei pericoli strutturali. «Già nel giugno del 2012 fummo a un passo dal chiudere il palazzo. Poi però vennero fatte delle iniezioni di resina nei pilastri, pensando che la situazione si risolvesse. E invece così non è stato. Sono passati sei anni da allora. Sei anni nel corso dei quali il Ministero non ha fatto nulla. Il Ministero ci ha abbandonati nel palazzo attendendo che accadesse l’irreparabile», aggiunge Sassanelli. Adesso però il Ministero della Giustizia vuole metterci una pezza. Lunedì ha inviato a Bari un suo dirigente con in tasca una soluzione tampone: trasferire gli uffici a Modugno nell’ex sede distaccata del Tribunale, in pratica a 12 chilometri e mezzo di distanza, via autostrada, dal Palagiustizia sgomberato. «E’ una soluzione che non ci sta bene e che non accetteremo», ribadisce con forza Sassanelli facendosi portavoce della linea di resistenza a oltranza emersa nel corso dell’assemblea. «Il Ministero vuole solo salvare la faccia, cancellare l’onta di aver ridotto la Giustizia di Bari nelle tendopoli. Noi invece vogliamo soluzioni reali, concreti e definitive», incalza l’avvocato. «Meglio restare accampati. Meglio restare nelle tende. Almeno così nessuno si dimenticherà di noi. Una volta trasferiti, stiamo pur certi che ci si dimenticherà di Bari», dice rammaricato Sassanelli. Una soluzione, caldeggiata non soltanto dagli avvocati ma anche dai magistrati e da tutti gli operatori della Legge, è quella di concentrare tutti gli uffici giudiziari in un’unica struttura. «Noi non abbiamo l’arroganza e la pretesa di scegliere il sito, questo appartiene alla politica. E se la politica facesse il suo mestiere noi rispetteremmo molto volentieri le sue indicazioni. Purtroppo sino ad oggi la politica non ha offerto soluzioni. A Bari ci sono ben sette siti diversi dove viene amministrata la Giustizia, con la conseguenza che tutte le mattine gli avvocati fanno le trottole per spostarsi da un posto all’altro. Adesso diciamo basta e pretendiamo risposte concrete», conclude Sassanelli. La linea di fermezza della Camera penale è condivisa anche dai magistrati, che nei giorni scorsi hanno duramente attaccato il Ministero. A Bari gli operatori della Legge sono tutti uniti in questa folle storia che si fa fatica a raccontare talmente è assurda. Da tutta Italia è arrivata la solidarietà di avvocati e magistrati. Gli unici a tacere sono i politici.

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mercoledì, 30 Maggio 2018 - 13:35
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