Microcamere addosso, nuovi mezzi e soccorsi monitorati minuto per minuto. Il momento degli slogan è finito e al ritmo di 8 aggressioni al mese, si passa all’azione. Da «Nessuno tocchi Ippocrate» al piano «Salva Ippocrate»: gli interventi passeranno per l’acquisto di cinque nuove ambulanze, la previsione di quattro ulteriori postazioni del 118 in città entro la fine del 2018, l’installazione di telecamere sulle ambulanze e la dotazione di bodycam al personale del 118. Le misure straordinarie sono state annunciate dal direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, in occasione del flash mob all’ospedale Cardarelli del personale medico e infermieristico per dire no alla violenza dopo le aggressioni subite da operatori del 118 e da personale in reparto. Forlenza aveva già sottoposto questa proposta al Comitato per l’ordine e la sicurezza, ottenendo l’assenso del Prefetto e del Questore. «Ho già dato mandato per verificare tutto il necessario dal punto di vista organizzativo e della tutela della privacy. Le telecamere sono un deterrente indispensabile per poter individuare i responsabili delle aggressioni perchè spesso le denunce del personale medico e sanitario sono contro ignoti. Non è possibile non poter identificare gli aggressori».
E l’assessore annuncia la richiesta al prefetto
di un tavolo ad hoc
L’emergenza seguita alle violenze subite dal personale medico in questi ultimi mesi viene vissuta in prima linea dal Prefetto che ha ricevuto input anche dalla politica locale. L’assessore alle Politiche Sociali Roberta Gaeta, proprio in occasione del flash mob, ha annunciato la volontà di chiedere al Prefetto l’istituzione di un tavolo ad hoc per monitorare ed analizzare i diversi episodi che vedono coinvolti gli operatori del 118. Roberta Gaeta ha portato ai lavoratori la solidarietà dell’amministrazione De Magistris affermando che «tutti insieme dobbiamo lavorare per trovare risposte efficaci. Purtroppo – ha concluso la delegata dell’esecutivo comunale – il tema della violenza non riguarda solo il 118 e le aziende sanitarie ma tutta la comunità locale e non solo».
Gli operatori in piazza con un flash mob
Numeri sì, ma anche le storie. Molti di coloro che mercoledì mattina erano presenti sulle scale dell’ospedale Cardarelli per il flash mob anti-violenza sono stati bersaglio o testimoni diretti della furia degli utenti. In prima fila il direttore generale del Cardarelli Ciro Verdoliva: «Vogliamo dire con fermezza alla città no alla violenza e dire ai cittadini che noi ci siamo con professionalità, con tutti i limiti degli uomini e delle donne che operano, ma essere addirittura colpiti da pugni, schiaffi e con aggressioni verbali francamente queste persone non se lo meritano perchè svolgono il loro lavoro con passione e professionalità estrema, sempre in prima linea». Le richieste degli operatori sono chiare e vanno nella direzione di una maggiore salvaguardia ma anche di un incremento delle risorse disponibili per migliorare il servizio: quanto servirebbe per svelenire il clima e neutralizzare ogni alibi.
Le vittime delle aggressioni
Diversi gli operatori che hanno ancora negli occhi le aggressioni subite. tra questi anche Emidio Barba che proprio l’altra sera è stato colpito dalla figlia di un paziente mentre prestava servizio nel reparto di Chirurgia 1 del Cardarelli. «Non riesco a capire questi episodi in questo periodo la gente sembra impazzita. Noi andiamo a lavorare, cerchiamo di essere quanto più professionali possibile e poi invece ci imbattiamo in queste persone. Abbiamo paura». Altra vittima della violenza è stata Mariolina Luongo che lo scorso 13 aprile è stata aggredita con calci, pugni e sputi mentre prestava servizio a bordo dell’equipaggio Ponticelli del 118 giunto in piazza Del Gesù per prestare soccorso a una coppia caduta dal motorino: «Posso comprendere lo stato d’ansia in cui sono parenti o amici di chi sta male, ma arrivare a diventare violenti contro chi è andato lì per aiutare mi sembra eccessivo. Le persone dovrebbero capire che per noi meno problemi abbiamo sugli interventi da parte loro e piu’ siamo efficienti e piu’ riusciamo a intervenire per il bene dell’ammalato». Infine l’appello alla cittadinanza: «Aiutateci a lavorare». Ne va della vita di tutti.
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giovedì, 31 Maggio 2018 - 22:32
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