Ci sono le vittime, cinque in tutto, che hanno giurato – seppur con qualche incertezza – di aver raccolto soldi per comprare un posto di lavoro in Fincantieri. Ché Salvatore Favoloro, che nella Fincantieri lavorava per davvero come dipendente, aveva prospettato loro amicizie e agganci tali da riuscire a sistemare chi avrebbe unto i giusti ingranaggi. Ci sono le vittime e i loro racconti. E c’erano un’accusa di truffa e di tentata estorsione. Sì, c’erano. Perché da ieri pomeriggio i due reati sono stati spazzato via con un tratto di penna dal giudice monocratico Francesco Todisco del Tribunale di Torre Annunziata all’esito del processo di primo grado: tutta colpa della prescrizione che ha divorato dapprima l’accusa di truffa, e poi della scelta del giudice di riqualificare la vicenda di tentata estorsione in quella di violenza privata, reato pure questo assorbito dalla prescrizione. E allora amen. Processo finito e niente condanna per Salvatore Favoloro e per la moglie Rosa Esposito (difesi dagli avvocati Olga Coda e Carmine Iovino), nei confronti dei quali la procura aveva chiesto invece tre anni di reclusione per truffa e tentata estorsione. Niente condanne e dunque nessuna giustizia per le vittime che avevano denunciato mettendo così in moto la macchina investigativa.
I falsi posti di lavoro e il finto manager
I fatti sono relativi agli anni 2010 e 2011, quando l’operaio Salvatore Favoloro avrebbe – secondo la procura di Torre Annunziata – avviato una sorta di commercio dei posti di lavoro nei cantieri Fincantieri di tutta Italia, millantando anche amicizie importanti e facendosi pagare tra i 10mila e i 20mila euro per ogni assunzione. Ma in realtà dei posti di lavoro non vi era traccia così come non esisteva il manager Antonio Di Stasio, colui che avrebbe dovuto garantire le assunzioni. Tutta la truffa ruotava infatti attorno a questo personaggio di fantasia che sarebbe stato in grado non solo di assumere gente nell’azienda, ma anche di truccare appalti milionari e di falsare documenti importanti. E in effetti, il raggiro era stato architettato quasi alla perfezione. Alle vittime venivano addirittura spedite lettere con il logo e il timbro Fincatieri per farle cadere nel tranello.
La truffa e le vittime
In totale, nel corso delle indagini sono state individuate cinque vittime del raggiro, che avevano indicato in totale altre 21 persone interessate all’assunzione nel solo cantiere di Castellammare di Stabia. La truffa nella truffa poi, è stata raccontata da una delle vittime, A. S., costituitosi parte civile e rappresentato dall’avvocato Marziano Vicedomini. Al lavoratore di impiantistica era stato promesso un lavoro importante in un cantiere romano in cambio di 35 mila euro, circostanza che è costata agli imputati l’ipotesi di reato in concorso di tentata estorsione, «perché poi Favoloro avrebbe minacciato la vittima». In totale, la truffa avrebbe inizialmente fruttato ai coniugi circa 200mila euro, ma parte dei soldi sono stati anche restituiti alle 5 vittime. Tra queste, solo due hanno scelto di costituirsi parte civile nel processo di primo grado, conclusosi ieri con due prescrizioni.
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giovedì, 31 Maggio 2018 - 17:03
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