Sorrento, turista drogata e stuprata
Il Riesame lascia il branco in prigione

di Dario Striano

I giudici del Tribunale della Libertà non hanno creduto alla loro tesi del «sesso di gruppo consenziente», portata avanti l’altro ieri mattina dagli avvocati Francesco Tiriolo, Mauro Amendola e Mariorosario Romaniello. Tutti i 5 ex dipendenti dell’hotel Mar Alimuri di Meta di Sorrento, accusati di aver stuprato in gruppo una turista britannica di 50 anni, restano in cella. Il Riesame, infatti, ha confermato non solo le contestazioni mosse dalla procura della Repubblica di Torre Annunziata ma anche l’ordinanza di custodia cautelare in carcere adottata dal gip. I cinque indagati (residenti a Torre del Greco, Massa Lubrense, Portici e Vico Equense)  sono accusati di aver drogato, prima, e violentato in branco, poi, la turista britannica nell’ottobre 2016. Evidentemente pesano come macigni «gli incontrovertibili riscontri» raccolti dal pubblico ministero oplontino Mariangela Magariello, in questi due anni di indagine. I gravi indizi di colpevolezza che inchioderebbero i 5 giovani. Tra cui l’esame tossicologico condotto sui campioni di urine e capelli della signora. Test che ha confermato l’assunzione di droga da stupro. Uno degli indizi più forti inserito nel fascicolo del sostituto procuratore assieme alla chat “Cattive Abitudini”, in cui messaggi e riprese, seppur in maniera non proprio chiarissima, descrivono le violenze sessuali. Immagini che sono ancora al vaglio degli inquirenti che stanno cercando di individuare gli altri autori dello stupro, perché la denuncia presentata dalla turista parla di un ‘branco’ di almeno 8 persone. Gli investigatori hanno poi anche allargato il quadro delle indagini per cercare di capire se gli indagati siano stati protagonisti già in passato di episodi simili. Perché quello utilizzato dal branco è apparso un metodo ben studiato. La turista sarebbe stata drogata – con la Zdrugs versata nel suo cocktail alcolico -, e violentata in un locale dell’hotel, proprio l’ultima sera del suo soggiorno in Costiera. E sarebbe stata riaccompagnata in camera dalla figlia dormiente, poche ore prima di dover prendere l’autobus che l’avrebbe portata all’aeroporto di Roma. Non vi sarebbe stato dunque il tempo per denunciare le violenze. O, meglio non vi sarebbe stato il tempo in Italia per sporgere denuncia. Soltanto quando è tornata in patria, la 50enne ha potuto denunciare il fatto alla polizia del Kent. Da qui le indagini della procura di Torre Annunziata e i tanti elementi indiziari raccolti. Come ad esempio i rilievi del Dna sul corpo della donna, la foto dei 2 barman scattata dalla signora con il proprio telefonino e un tatuaggio a forma di corona sul collo di uno degli autori dello stupro, descritta dalla vittima. Indizi che i 5 ex dipendenti dell’hotel hanno provato a smontare, sostenendo che non vi sarebbe stato «stupro». Sostenendo che la 50enne non sarebbe stata drogata, come testimonierebbero alcuni reperti consegnati ieri dalla difesa al Riesame. E che sarebbe stata addirittura la donna a fare le avances al barman di Portici, il quale è stato il solo a respingere l’accusa di aver fatto sesso con la donna affermando – in sede di interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari Emma Aufieri – di esser tornato a casa quella sera di ottobre, a Portici, e di non essersi intrattenuto nella stanza accanto alla piscina dove l’inglese avrebbe fatto prima sesso consenziente prima con l’altro barista, e poi con il resto del branco.

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venerdì, 1 Giugno 2018 - 17:59
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