I ministri hanno giurato. Tredici uomini e cinque donne. Il presidente del Consiglio anche. Dopo 88 giorni di attese, teatrini e litigi, il Governo c’è. C’è la Lega e ci sono i Cinque Stelle. Come voleva il voto popolare che il 4 marzo, che in una notte ha bocciato senza riserve alcuna il Pd di Matteo Renzi. C’è anche un contratto di Governo, e le promesse da mantenere. Promesse importanti come il reddito di cittadinanza, il Lavoro, e la questione migranti. Sono arrivati gli auguri, e pure le critiche. A cominciare dal Pd che nelle stesse ore del giuramento dei ministri si raduna in piazza degli Apostoli a Roma a invocare una ‘resistenza’ al Governo.
Adesso si riparte. Con Conte chiamato a guidare il Consiglio dei ministri. Vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ambedue con ministeri importanti: Lavoro e Sviluppo economico per Di Maio; Interni per Salvini. Poi ci sono Riccardo Fraccaro (Rapporti con Parlamento), Giulia Bongiorno (Pubblica Amministrazione), Erika Stefani (Affari Regionali), Barbara Lezzi (Sud), Lorenzo Fontana (Famiglia), Paolo Savona (Affari Europei), Enzo Moavero Milanesi (Esteri), Alfonso Bonafede (Giustizia), Elisabetta Trenta (Difesa), Giovanni Tria (Economia), Gianmarco Centinaio (Agricoltura), Sergio Costa (Ambiente), Danilo Toninelli (Infrastrutture e Trasporti), Marco Bussetti (Istruzione), Alberto Bonisoli (Beni Culturali e Turismo), Giulia Grillo (Salute).«E’ una giornata di grande emozione. Adesso ci mettiamo al lavoro per creare lavoro, per chi non ce l’ha, per chi ce l’ha ma non ha dignità, per chi lo da’ come gli imprenditori e per chi ha lavorato una vita per andare in pensione. Il mio impegno e’ al lavoro per il lavoro», commenta Di Maio.
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venerdì, 1 Giugno 2018 - 18:29
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