A Butera, piccolo comune siciliano di 4mila e passa anime in provincia di Caltanissetta, c’è un depuratore che non è mai entrato in funzione. L’hanno ultimato nel 2014 e poi se ne sono dimenticati. Pochi chilometri più in là, sempre in territorio nisseno, i depuratori ci sono, ventisette in tutto, ma funzionano male. Tanto che ci hanno messo le mani sopra pure la Guardia di Finanza e la procura: i liquami che escono da alcuni degli impianti – è stato riscontrato – hanno una carica batterica superiore alla norma e finiscono in fiumi e torrenti, al punto tale da compromettere anche l’irrigazione delle campagne. E così ex dirigenti della Regione, funzionari dell’ex Ato, amministratori e manager di Caltaqua (il gestore del servizio idrico integrato per tutta la provincia di Caltanissetta) sono finiti sotto inchiesta. Ad Agrigento, la terra della invidiabile Valle dei Templi, la situazione non è migliore. Federconsumatori Sicilia ricorda «ripetuti malfunzionamenti, superamento dei parametri di legge sulla carica batterica degli scarichi e una diffida del 15 maggio 2018 fatta a Girgenti Acque dall’assemblea territoriale idrica». I danni in una terra che si nutre di cultura e mare sono incalcolabili. Soprattutto perché qui la stagione balneare è già cominciata, i turisti stranieri stanno arrivando sulle spiagge e invece di trovare un mare da tutti decantato come cristallino si imbattono in cartelli di divieto di balneazione. E’ la storia di Selinunte, l’altra città che ospita vestigia greche. Qui, in tre porzioni di costa, come già accaduto negli passati, è vietato fare il bagno (ordinanza del Comune di Castelvestrano di qualche giorno fa): interdettiti i tratti immediatamente a ridosso della foce dei fiumi Belice e Modione e della condotta di allontanamento delle acque reflue dell’impianto di depurazione.
E’ uno dei volti di un’emergenza tutta italiana che torna sotto i riflettori all’indomani dell’ennesima multa che la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha comminato al Belpaese per non essere uniformato alle direttive della ‘multa’ già arrivata nel 2012 sul malfunzionamento dei depuratori. La sanzione è salatissima: 25 milioni di euro di gabella, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue. E fotografa in maniera drammatica lo stato di salute di quelle che in Italia sono sempre state considerate una sorta di fiore all’occhiello. Sicilia e Calabria ne escono a pezzi.
La Sicilia e il triste primato
delle reti fognarie non conformi
alla direttiva Ue: 48 località nel mirino
La Trinacria, maledettamente bella e sciaguratamente maltrattata da chi la amministra, ha il più alto numero di agglomerati ancora sprovvisti, a seconda dei casi, di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane e/o di sistemi di trattamento delle acque reflue urbane conformi, alle prescrizioni della direttiva. Nella lista nera della Corte europea ci sono ben 48 località: Aci Castello, Aci Catena, Acireale, Adrano, Agrigento e periferia, Augusta, Belpasso, Caltagirone, Campobello di Mazara, Capo d’Orlando, Carini e ASI Palermo, Carlentini, Castelvetrano, Catania, Cefalù, Consortile Sant’Agata Militello, Consortile Torregrotta, Favara, Furnari, Giarre (insieme a Mascali e Riposto), Gioiosa Marea, Gravina di Catania, Macchitella, Marsala, Mazara del Vallo, Messina (località Tono), Milazzo, Misilmeri, Misterbianco, Niscemi, Pace del Mela, Palagonia, Palermo e frazioni limitrofe, Patti, Porto Empedocle, Ragusa, Ribera, Roccalumera, Rometta, San Giovanni La Punta, Santa Flavia, Sciacca, Scicli, Scoglitti, Scordia (con Militello Val di Catania), Trabia, Tremestieri Etneo, Triscina Marinella.
La Calabria, 13 agglomerati
da penna rossa
Segue la Calabria, con 13 agglomerati: Acri, Bagnara Calabra, Castrovillari, Crotone, Mesoraca, Montebello Ionico, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, Rende, Rossano, Sellia Marina, Siderno, Soverato.
Campania sul podio delle inadempienze:
sei ‘località’ su cui intervenire
Quindi c’è la Campania con sei: Battipaglia, Benevento, Casamicciola Terme, Forio, Ischia, Napoli Est.
La sorpresa Puglia: chiude ultima
con tre criticità
Sette altre località senza impianti in regola di raccolta e trattamento delle acque reflue sono infine distribuite in tre altre regioni: due in Friuli-Venezia-Giulia (Cervignano, e Trieste-Muggia-San Dorligo); due in Liguria (Albenga e Rapallo). Chiude, a sorpresa, anche la rinomatissima Puglia. Qui le località finite sotto i riflettori dell’Unione europea sono: Puglia Casamassima, Porto Cesareo e Taviano (Taviano – Racale – Melissano).
—>>> Leggi anche:
sabato, 2 Giugno 2018 - 14:17
© RIPRODUZIONE RISERVATA