«Il caso Bari è una priorità». Antonio Bonafede, neo ministro della Giustizia, mette in cima alla lista dei problemi da affrontare la vergognosa pagina di Giustizia umiliata che arriva dal capoluogo pugliese. La rassicurazione del Guardasigilli alla risoluzione dell’emergenza dei processi nelle tende, venutasi a creare per lo sgombero per inagibili del Palagiustizia, è arrivata nei giorni scorso a seguito di un incontro tenutosi a Roma tra Bonafede ed il sindaco di Bari Antonio Decaro. A comunicare l’impegno di Bonafede è stato proprio il primo cittadino barese.
A Bari, intanto, cresce la preoccupazione. Oggi è il settimo giorno che i processi si svolgono nelle tende, tra un caldo asfissiante, insetti e zanzare. Ma è anche il settimo giorno in cui numerosi dipendenti del Tribunale entrano col cuore in gola nel Palagiustizia. Sì, perché alcuni uffici sono ancora aperti. Soprattuto le cancelliere, questo per consentire l’adempimento di alcuni atti. E ovviamente la preoccupazione che tutto possa venire giù è più che legittima alla luce dello sgombero deciso una settimana fa. Non a caso il rappresentante per la sicurezza dei lavoratori della Procura di Bari, ospitata nel Palagiustizia di via Nazariantz dichiarato inagibile per pericolo crollo, ha scritto al procuratore Giuseppe Volpe chiedendo che siano predisposte tutte le misure di sicurezza per garantire l’incolumità dei dipendenti e, «in caso di protrarsi dell’assenza dello stato di dichiarata emergenza, l’esonero dei lavoratori non impegnati dalle attività già previste quali servizi essenziali». Nella nota a firma di Vincenzo Brandi, si ricordano le prescrizioni previste dall’ordinanza con la quale il Comune di Bari ha revocato l’agibilità e disposto lo sgombero totale entro 90 giorni. Tra queste ci sono l’adozione di misure di sicurezza, mezzi di soccorso e dispositivi di protezione, un presidio costante da parte di personale altamente qualificato alla gestione del rischio, come vigili del fuoco, Protezione civile e personale sanitario. Nella nota si sottolinea che «nessuna delle prescrizioni preventive siano state prese» e si chiede quindi al procuratore una diffida nei confronti della proprietà «affinché sia data immediata esecuzione alle prescrizioni imposte dall’ordinanza», sollecitando ancora una volta «gli organi competenti a dichiarare lo stato di emergenza».
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lunedì, 4 Giugno 2018 - 12:05
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