Non bastava la mortificazione di dover amministrare la Giustizia nelle tende per via dell’incapacità nel gestire una situazione, quella dell’inagibilità del Palagiustizia, che tutti sapevano sarebbe esplosa prima o poi. Adesso sugli ‘sfollati’ del Palagiustizia di Bari si abbatte anche l’umiliazione di essere privati di servizi minimi che pure si era cercato di garantire in questo scenario da post-terremoto ma senza che un terremoto ci sia stato: i quattro bagni chimici che erano stati montati per servire avvocati, magistrati e personale amministrativo che da 16 giorni sono accampati in una tendopoli sono stati smontati. Portati via, perché nessuno li paga. O meglio: sino a domenica a farsi carico delle spese è stato il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bari. E da oggi alla gestione delle spese ci avrebbe dovuto pensare l’Associazione nazionale magistrati. Almeno questo era stato il senso dell’impegno che il presidente dell’Anm Francesco Minisci si era assunto a seguito di un esplicito invito rivolto al ‘sindacato’ delle toghe da parte del capo della procura di Bari Giuseppe Volpe. E, invece, a gran sorpresa l’Anm si è tirata indietro, scaricando peraltro la questione sul Comune. «Non abbiamo risorse sufficienti e comunque riteniamo che siano spese a carico dell’autorità amministrativa, il Comune o chi ha montato le tende (la Protezione civile regionale, ndr) – spiega il presidente dell’Anm di Bari, Giuseppe Battista – Noi siamo vittime, come gli avvocati, di questa situazione e crediamo che chiederci di pagare i bagni sia ai limiti dell’offensivo». I magistrati, che si riuniranno fra domani e dopodomani, valuteranno comunque, qualora non vi fossero iniziative da parte delle autorità amministrative, di deliberare il finanziamento dei bagni chimici.
mercoledì, 13 Giugno 2018 - 15:13
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