Si chiama Konate Bouyagui viene dal Mali, ed è giovanissimo, ha appena 22 anni. Da quattro anni però, munito di regolare permesso di soggiorno, è in Italia, paese che ama e in cui si è sempre sentito al sicuro, «fino all’altra sera». «Non avevo mai avuto paura – dice- , ora non c’e’ più sicurezza». Si chiama Kounate Bouyagui, di professione fa il cuoco e nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo una dura giornata di lavoro, è stato ricoverato in ospedale a Napoli, perché qualcuno ha ben pensato di sparargli colpi di pistola ad aria compressa. «Era mezzanotte – racconta -, avevo appena finito di lavorare, stavo andando verso corso Umberto quando due persone dentro una macchina hanno sparato verso di me con un fucile a piombini. Poi si sono messi a ridere e sono andati via». Si tratta del secondo episodio del genere in Campania, l’11 giugno, infatti, nella vicina Caserta tre persone hanno fatto fuoco con colpi di pistola ad aria compressa contro due immigrati provenienti dal Mali al grido «Salvini, Salvini», scandendo dunque il cognome del neo ministro dell’Interno. «Ho sentito un dolore all’addome – racconta Konate -, usciva sangue e un mio amico mi ha accompagnato in ospedale. Ho denunciato tutto in Questura». Il paradosso, lui che a Napoli ha contribuito a creare «un ristorante multietnico, un luogo culturale dove le persone si possono incontrare», con la fondazione «di una cooperativa gestita da italiani e persone di altre nazioni», è stato vittima di un’aggressione di matrice xenofoba. Perché Konate – ospite lo scorso anno della trasmissione “Masterchef” – non ha alcun dubbio sulla natura del suo ferimento e su quello dei suoi connazionali a Caserta. «Le violenze sono collegate – spiega – Questi episodi sono collegati alla campagna elettorale del governo basata su una propaganda contro gli immigrati. Ovviamente, quando parlo di collegamento intendo ovviamente un collegamento indiretto». Già, perché per il maliano, anche se non commetti direttamente violenza, «se alimenti la rabbia delle persone, è comunque pericoloso». «Uno che ti spara con un proiettile finto – precisa -, può anche decidere poi di usarne uno vero e ti uccide».
Le accuse al Governo e la paura del futuro
Il giovane punta il dito dunque contro il nuovo esecutivo, responsabile a suo avviso del cambio di ‘clima’, sottolineando anche il suo timore più grande, «che ora si passi dalla violenza ai fatti». «C’è un clima di intolleranza più forte verso tutte le persone di colore, come me. Anche l’ignoranza ha il suo peso. E il razzismo si sta diffondendo, c’era già ma sta aumentando. Ho avuto tante difficoltà per arrivare qua in Italia, andando dall’Algeria alla Libia. In Libia le persone con la pelle nera vengono perseguitate, ora ho la sensazione che qui in Italia stia succedendo la stessa cosa».
L’intervento dell’Onu: «Qualcuno intervenga»
Konate Buonagui è preoccupato dal “Governo del cambiamento”, e le sue parole hanno spinto L’UNHCR, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, a chiedere a tutte le componenti della società italiana «di farsi promotrici di azioni concrete per scongiurare l’intolleranza e l’indifferenza e per diffondere un clima di inclusione, accogliendo i rifugiati e i richiedenti asilo e contrastando odiose strumentalizzazioni che mirano ad escluderli ed emarginarli». L’UNHCR, dunque, al seguito del ferimento, ha condannato con fermezza «ogni irresponsabile tentativo di fomentare discriminazioni», auspicando «che le misure previste per creare un sistema efficace per l’inclusione sociale di richiedenti asilo e rifugiati siano sostenute da volontà e risorse adeguate da parte delle istituzioni».
Franco Mirabelli (Pd): «Silenzio del Viminale»
Un monito anche per Salvini, Di Maio e il premier Conte. Un monito per il “Governo del cambiamento” che sembra aver già prodotto un effettivo “cambiamento”, in negativo però, in tema di inclusione e accoglienza. «Oggi il ministro dell’Interno ha parlato di tutto meno che di questo episodio, non ci ha spiegato con la consueta durezza come colpirà questi criminali – così Franco Mirabelli, vicepresidente del Pd al Senato – Il suo compito è proteggere le persone, garantire la sicurezza, colpire i colpevoli, non certo continuare ad alimentare intolleranze. Il suo silenzio su questo episodio è gravissimo. Soprattutto perchè se la vittima non fosse stato un immigrato e lo fosse stato lo sparatore, Salvini avrebbe dedicato a questo tutta la campagna elettorale di oggi».
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sabato, 23 Giugno 2018 - 15:40
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