Cimminiello, vittima innocente del clan: ergastolo al boss Abete e al suo braccio destro, agirono per gli Amato-Pagano

Gianluca Cimminiello, il tatuatore vittima innocente della camorra

Ergastolo. Sia per il boss Arcangelo Abete che per Raffaele Aprea. Il processo di primo grado a carico di mandante e organizzatore dell’agguato che nel febbraio 2010 costò la vita al tatuatore Gianluca Cimminiello si conclude così. Con una sentenza che recepisce l’impostazione accusatoria costruita sulle dichiarazioni di una sfilza di collaboratori di giustizia. Abete – è la ricostruzione investigativa – era detenuto ai domiciliari a Milano quando ordinò ai suoi uomini di punire Gianluca Cimminiello, un bravo ragazzo, sul quale s’era abbattuta l’ira degli Amato-Pagano perché per reagire a un sopruso Gianluca aveva picchiato un parente del boss Cesare Pagano. Abete, che doveva un piacere a Cesare Pagano, si fece carico della ‘lezione’ da dare a Gianluca, vittima innocente della barbarie della camorra. Le motivazioni saranno depositate tra novanta giorni. Aprea, invece, organizzò il delitto. Sia Abete che Aprea sono stati condannati per omicidio con l’aggravante dell’uso delle armi e dell’articolo sette della legge antimafia del 1991 per aver agito al fine di agevolare il clan Amato-Pagano cui appartenevano all’epoca dei fatti contestati.
Per l’omicidio di Gianluca Cimminiello è già stato condannato con sentenza definitiva Vincenzo Russo, che premette il grilletto.

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venerdì, 29 Giugno 2018 - 16:19
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