Pochi cancellieri, i fascicoli ‘spariscono’ e i decreti vengono notificati fuori termine: allarme al Tribunale di Vicenza

Vicenza Tribunale
Il Tribunale di Vicenza
di Serena Finozzi

Nuove gatte da pelare in vista per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. A pochi giorni di distanza dalla vergognosa seduta alla Camera sul caso del Tribunale di Bari, una nuova miccia si accende a Vicenza e nel Veneto. Qui, secondo quanto denunciano gli avvocati, «la carenza di cancellieri sta portando alla conseguenza che una parte dei decreti vengono notificati fuori tempo. E in alcuni casi i fascicoli non si trovano e vengono rinvenuti dopo settimane se non addirittura mesi». La ‘denuncia’ passa attraverso le parole di Anna Pase, presidente dell’Ordine degli avvocati vicentini, e di Patrizia Corona, presidente dell’Unione Triveneta avvocati, che comprende circa 16.500 iscritti.

Pochi cancellieri, a Vincenza i fascicoli ‘spariscono’
e i decreti vengono notificati fuori termine
La carenza di personale a Vicenza compromette, rallentandolo, lo svolgimento delle attività processuali. Una situazione non nuova, segnala Anna Pase, ma che, nonostante qualche miglioramento rispetto ai livelli “tragici” degli anni passati, continua a passare «sotto silenzio, rendendo vani tutti gli sforzi compiuti in questi anni per aumentare la produttività degli uffici giudiziari». L’organico dei cancellieri, secondo quanto emerso nel corso di un’assemblea degli avvocati vicentini, «è attualmente ridotto del 34% rispetto al fabbisogno, quindi di un oltre un terzo». Una situazione di emergenza che ha costretto il Tribunale berico a ridurre l’orario di apertura degli sportelli riservata ai cittadini, che si ripercuote in maggiori code e attese. Il caso più clamoroso, avvenuto nel palazzo di giustizia di Vicenza, riguarda il decreto, con cui il giudice civile aveva fissato per il giorno 19 aprile 2018 un’udienza importante: è stato notificato dalla cancelleria l’8 maggio. A quel punto il difensore ha dovuto chiedere la rimessione in termini, anche se il provvedimento era pronto e giacente in cancelleria dai primi giorni del mese di marzo. «Sembra che a settembre possa arrivare qualche unità – aggiunge il presidente dell’Ordine degli avvocati – ma le cancellerie rimangono in grave sofferenza».

E le avvocatesse si cancellano 
in massa dal’Albo: nuova emergenza
A tali problematiche di natura ‘strutturale’, se ne aggiungono altre non meno allarmanti: «Sempre più avvocatesse chiedono la cancellazione dall’Albo. Non sappiamo perché così tante colleghe chiedano la sospensione o la cancellazione, mi auguro – conclude Pase – che non sia perché costrette a scegliere tra la vita professionale e quella familiare. Se così fosse è evidente che quello che serve è un profondo cambiamento culturale».

Problemi anche a Rovigo
e in Corte d’Appello a Venezia
Problemi a Vicenza ma anche nel resto del Veneto. Come rileva Patrizia Corona le criticità interessano anche la Corte d’Appello di Venezia, dove il problema è legato anche al lavoro dei magistrati, in servizio nel capoluogo della regione, collegato con le altre province venete. «Tanto per rendere l’idea – spiega Patrizia Corona – diciamo che se come ipotesi non ci fosse più nessun’altra causa, a Venezia sarebbero necessari tre anni per smaltire tutte le pratiche». Anche a Rovigo le cose non vanno meglio: «Qui l’organico è a norma, ma c’è un problema di edilizia giudiziaria, nel senso che mancano stanze e uffici dove poter far lavorare i giudici», sottolinea l’avvocato Patrizia Corona.
Un comparto, quello del sistema giudiziario italiano, che continua ad arrancare e ad essere gestito sull’onda dell’emergenza piuttosto che su quella dell’ordinaria amministrazione. E così, mentre a Bari il Tribunale fatica ad avere una ‘casa’, a Vicenza il sistema processuale si inceppa per mancanza di personale. Due situazioni diverse a centinaia di chilometri di distanza l’una dall’altra che fotografano e sintetizzano le condizioni ‘di salute’ del sistema della giustizia nazionale. Non a caso il Belpaese resta nel mirino dell’Unione europea, tra le altre cose, proprio per la farraginosità dei nostri tribunali. «Giustizia tardiva equivale a giustizia negata», si legge nell’ultimo ‘Quadro di valutazione Ue della giustizia’ dove l’Italia resta fanalino di coda dell’eurozona. In particolare, si evidenzia nel rapporto, l’Italia conferma il suo record di lunghezza dei processi civili con oltre 500 giorni per ottenere un giudizio di primo grado. Nelle sue valutazioni, il rapporto dell’Unione europea prende in considerazione diversi parametri tra cui, appunto, l’efficienza, che ha come indicatori la durata dei procedimenti, il tasso di ricambio e il numero di cause pendenti. Quanto alla qualità del sistema giudiziario, il rapporto considera la formazione obbligatoria dei giudici, il monitoraggio e la valutazione delle attività dei tribunali, le risorse umane e finanziarie e la disponibilità di tecnologie dell’informazione e della comunicazione e di metodi alternativi di risoluzione delle controversie. Indicatori rispetto ai quali il Belpaese resta fortemente carente e, tanto per cambiare, agli ultimi posti delle classifiche internazionali.

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lunedì, 16 Luglio 2018 - 10:46
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