Vuole giustizia Roberta Lucandri. Giustizia per suo padre Roberto morto lo scorso 27 aprile a causa di un mesotelioma pleurico che lo ha costretto, prima di ucciderlo, a sette anni di atroci sofferenze. Roberta ha presentato denuncia per omicidio alla Procura della Repubblica di Rieti: a far ammalare suo padre, sostiene la donna, è stato l’amianto presente all’ospedale reatino dove Roberto prestava servizio. «Mio padre – racconta la donna – ha lavorato per oltre 30 anni come elettricista per la Asl di Rieti, dal 1973 al 2005. Un lavoro che amava e che al tempo stesso lo stancava molto, ma sempre senza lamentarsi. Ogni giorno, durante lo svolgimento delle mansioni lavorative, era costantemente a contatto con l’amianto, ma era totalmente inconsapevole dei rischi di questa sostanza. Ogni giorno respirava le fibre, invisibili agli occhi e di conseguenza lui stesso si è fidato di chi lo ha fatto lavorare in quelle condizioni, senza alcuna precauzione». Così Roberta ricostruisce la storia di suo padre, la seconda vittima dell’amianto killer dopo N. M., pure dipendente dell’Asl reatina. Al fianco di Roberta c’è l’Ona, l’Osservatorio nazionale sull’amianto che aggiunge: «Lucandri ha lavorato presso l’ospedale di Rieti, imbottito di amianto. Ma, ancora ad oggi, i responsabili non sono stati tratti in giudizio per rispondere delle loro condotte (nonostante sia morto anche un altro dipendente)». A rendere ancora più drammatica la storia della famiglia Lucandri è stato il mancato riconoscimento dell’origine professionale della patologia da parte del Tribunale di Rieti che ha invece accolto la posizione dell’Inail sconfessata successivamente in Corte d’Appello, in seguito ad ulteriori indagini che hanno confermato la presenza di amianto nella struttura sanitaria. «Ritengo che per la morte di mio padre a causa del mesotelioma – tuona Roberta – ci sia il reato di omicidio, e chiedo che la Procura della Repubblica di Rieti faccia giustizia e inizi il processo penale a carico dei carnefici che hanno provocato la sua morte, e quella di un suo collega di lavoro. Si consideri che è stato utilizzato amianto in un ospedale – conclude Roberta Lucandri – e la bonifica c’è stata solo a partire dalla nostra denuncia: si tratta di una vergogna per cui abbiamo depositato, oltre alla denuncia penale per il reato di omicidio, anche un’istanza per conoscere lo stato delle indagini, visto che il mio povero padre aveva già denunciato i fatti alla Procura della Repubblica di Rieti, tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006». Sono circa 6mila le vittime italiane dell’amianto ogni anno, “1.900 per mesotelioma, 600 per asbestosi (stima conforme a quella dell’Inail), 3.600 per tumori polmonari (40.000 nuovi casi ogni anno in Italia, circa 33.000 decessi)». Sono solo alcuni dei numeri del dramma della strage da amianto contenuti nel ‘Libro bianco delle morti di amianto in Italia’, presentato a Roma proprio dall’Ona lo scorso giugno. «L’amianto – scrive il presidente dell’Osservatorio Ezio Bonanni – è un killer silenzioso cancerogeno che provoca con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie)». Nel dossier anche un resoconto sullo stato attuale della presenza di amianto nel Belpaese: ancora 40 milioni di tonnellate da bonificare con circa un milione di siti contaminati, tra pubblici e privati.
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sabato, 21 Luglio 2018 - 20:33
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