Centotrentadue voli saltati solo nel Belpaese, 600 in tutta l’Europa, migliaia e migliaia di viaggiatori rimasti bloccati negli aeroporti: il report della due giorni di sciopero indetta, mercoledì 25 e giovedì 26 luglio, dai sindacati dei piloti ed assistenti di volo della Ryanair, parla di disagi in tutto il vecchio continente. Una protesta programmata da tempo, alla cui base vi è la richiesta di migliori condizioni di lavoro e contrattuali da parte del personale di cabina della compagnia aerea low cost. Una protesta che però ha fatto partire una vera e propria «guerra dei cieli». Protagoniste, le associazioni di categoria a difesa dei diritti dei consumatori. Una su tutte, il Codacons, che ha presentato un mega esposto a 28 procure della Repubblica – territorialmente competenti per gli scali – contro la Ryanair dopo le dichiarazioni del direttore marketing della compagnia aerea. Kenny Jacobs, dopo aver ribadito più volte che «il personale di bordo riceve un ottimo stipendio», ha infatti annunciato anche che la società «non pagherà compensazioni» ai clienti per lo sciopero «perché Ryanair ha fatto di tutto per evitarlo»: «Siamo pronti ad andare in tribunale per far valere le nostre ragioni», ha avvertito. E così il Codacons ha avviato la battaglia legale per il comportamento della società che violerebbe «in modo palese – si legge sull’esposto – i regolamenti comunitari e le sentenze della giustizia europea e, in tal senso, si pone al di fuori dalla legge». Il Regolamento stabilirebbe – per il Condacons – infatti «risarcimenti da 250 a 600 euro a passeggero in caso di ritardi superiori alle 3 ore o cancellazioni dei voli. Un diritto che la Corte di Giustizia Europea ha stabilito si applichi anche in caso di sciopero del personale, non rientrando le agitazioni sindacali nelle circostanze ‘eccezionali’ per cui una compagnia aerea è esonerata dai risarcimenti». L’associazione a tutela dei consumatori ha anche attivato nelle scorse ore una task force di legali per fornire assistenza ai passeggeri coinvolti nei disagi. Le 28 Procure della Repubblica interessate alla vicenda sono quelle di Ancona, Bari, Bergamo, Bologna, Brindisi, Cagliari, Catania, Ragusa, Crotone, Cuneo, Genova, Lamezia Terme, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Perugia, Pescara, Pisa, Rimini, Roma, Sassari, Torino, Trapani, Treviso, Trieste, Venezia e Verona. Ma la guerra dei cieli non si combatte solo sul campo di guerra del tribunale, anzi, è pronta a espandersi anche sui social networks. Già, perchè il Codacons, nella giornata di ieri, si è rivolto anche alla Polizia postale italiana chiedendo di «oscurare la pagina del sito Ryanair che fornisce informazioni sul foro legale competente, perché potrebbe indurre in errore i consumatori lasciando loro credere che qualsiasi azione giudiziaria sia da intraprendere nel paese dove ha sede la compagnia». Anche “Altroconsumo” è poi intervenuta sul caso e «si è detta pronta a difendere i diritti delle centinaia di passeggeri che si sono rivolti a noi, nelle opportune sedi legali, insieme alle organizzazioni partner Test Achats (Belgio), OCU (Spagna), Deco Proteste (Portogallo)». Ma perché il personale della Ryanair protesta e perché il manager della compagnia ha dichiarato di non voler pagare compensazioni? I lavoratori, tramite i sindacati, Filt Cgil e Uil Trasporti, chiedono da mesi a gran voce «che la società applichi le leggi di ogni paese in cui viene impiegato il personale e accordi le stesse condizioni di lavoro ai dipendenti». «Oggi, alla luce degli straordinari risultati dello sciopero – hanno scritto in una nota i due sindacati -, rinnoviamo la richiesta di avviare un confronto allo scopo di evitare il ripetersi di ulteriori scioperi». L’aviolinea invece, dal suo canto, sostiene la linea del ‘complottismo’, ribattendo che «questi scioperi non hanno alcuna giustificazione e nessun altro scopo se non quello di rovinare le vacanze e avvantaggiare le altre società». A essere travolti maggiormente dallo scontro tra lavoratori e dirigenza però sono stati i consumatori europei che, dopo aver visto i propri voli cancellati, potrebbero esser costretti ad una battaglia legale per cercare quantomeno di ottenere un rimborso.
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venerdì, 27 Luglio 2018 - 14:57
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