Una tragedia annunciata. Forse. Già nel 2016 l’ingegnere Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato all’Università di Genova, parlò delle criticità del viadotto che stamattina è venuto giù a Genova provocando l’Apocalisse. «Il ponte Morandi era continuamente in manutenzione: era affetto da gravissimi problemi di corrosione legati alla tecnologia che Morandi stesso aveva brevettato e che si è dimostrata fallimentare», ricorda oggi Brencich. Il viadotto crollato collega l’autostrada A10 con il casello di Genova Ovest, da dove si raggiungono il porto commerciale e i terminal dei traghetti per le isole e per le crociere. Il ponte è uno degli snodi principali del capoluogo ligure. Collega infatti la A10, che arriva a Genova dalla Francia e dalla riviera di Ponente, anche con la A7 per Milano. Proprio in virtù di ciò il ponte è spesso interessato da un traffico sostenuto. Il ponte Morandi, oggetto del crollo di questa mattina a Genova, fa parte del viadotto Polcevera dell’autostrada A10 che attraversa il capoluogo ligure. Intitolato all’ingegnere Riccardo Morandi, sovrasta i quartieri Sampierdarena e Cornigliano. Fu costruito tra il 1963 e il 1967 con una lunghezza di quasi 2 chilometri e un’altezza dal piano stradale di 45 metri. È sorretto da due piloni in cemento armato di 90 metri di altezza. Il ponte venne inaugurato il 4 settembre del 1967 dall’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
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martedì, 14 Agosto 2018 - 13:02
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