Sarà una notte difficile quella che sta per abbracciare Genova. Sarà la notte del dolore, della rabbia. Delle domande che hanno bisogno di risposte tempestive. Intorno alle undici e mezza di questa mattina, 14 agosto, il Ponte Morandi sull’Autostrada A10 è venuto giù, trascinando con sé le auto che in quel momento stavano percorrendo quel pezzo di strada maledetto e schiantandosi su tutto ciò che c’era sotto, inclusa una parte del Cento Amiu, l’azienda ambientale del Comune.
Sarà una notte difficile per le famiglie delle 22 vittime fino a questo momento accertate, tra le quali c’è un bambino. E per le famiglie di chi è sopravvissuto ma ora è in ospedale: 4 per ora le persone estratte vive anche se le condizioni sono preoccupanti. Sarà una notte difficile anche per chi ha dovuto lasciare la propria abitazione, ché a ridosso della zona dove il ponte è crollato insiste un agglomerato di appartamenti che in qualche modo sono state interessate dal crollo. Le persone evacuate sono una cinquantina e il Comune di Genova, insieme ai servizi sociali, ha messo in piedi delle strutture di fortuna per chi non ha parenti o amici presso i quali appoggiarsi. «A queste daremo vitto e alloggio, ci sono anche i nostri servizi sociali pronti per aiutare chi ha bisogno. Abbiamo fatto anche una speciale ricerca per le persone disabili, per fornire loro tutta l’assistenza che diamo regolarmente», dice il sindaco Marco Bucci. Intanto arrivano le prime polemiche. Politiche, anche. Tanto che qualcuno, come il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, interviene provando a spegnare inutili accuse e insinuazioni: «Quella di Genova è una vera e propria tragedia. La mia personale vicinanza e il mio sostegno a chi sta subendo questi gravi lutti. Il Governo e’ in azione, chi dovrà pagare pagherà ma ora è il momento del rispetto per questo grande dolore».
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martedì, 14 Agosto 2018 - 16:49
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