Samuele, 8 anni, è la vittima più giovane delle quasi 40 anime che ieri mattina, 14 agosto, hanno trovato la morte mentre viaggiavano per raggiungere la meta estiva o per rientrare dalla vacanza appena conclusa. Sotto l’ammasso di cemento e lamiere si sono fermati i sogni e il futuro di padri, madri, figli. Si è fermata la vita di Stella Boccia, 24 anni di Arezzo (Monte San Savino, per l’esattezza), che stava tornando a casa insieme al fidanzato dominicano Carlos Jesus Trujillo, di 23 anni, abitante a Capolona. Anche Carlos non ce l’ha fatta. I genitori della ragazza, noti ristoratori di Arezzo, sono partiti questa mattina, non appena hanno avuto la drammatica notizia, verso l’ospedale Policlinico di Genova dove è stata allestita la camera mortuaria dove lentamente arrivano i corpi senza vita che i vigili del fuoco stanno estraendo a mano mano. Alcuni arrivano già con un’identità, perché avevano un documento di riconoscimento addosso o, come nel caso di Stella Boccia perché si è risaliti dal numero di targa al proprietario della vettura e si sono incrociati i dati. Ad altri invece si stenta a dare subito un volto e un nome e il compito più drammatico spetta ai parenti dei dispersi che da ieri notte hanno raggiunto ciò che resta del ponte Morandi. Tutti lì, fermi ad aspettare che i vigili del fuoco restituiscano loro almeno i corpi di chi è rimasto schiacciato da una tragedia che, come pure specificato dal capo della procura di Genova, non è stata una fatalità.
Sotto l’ammasso di cemento di quel ponte dell’Autostrada A10, che collegava Genova alla Francia, si è fermata la vita e i sorrisi per la vacanza che sarebbe dovuta arrivare di quattro ragazzi di Torre del Greco, comune dell’area sud di Napoli. Giovanni Battiloro (29 anni, videomaker e giornalista), Matteo Bertonati (26 anni), Gerardo Esposito (26 anni) e Antonio Stanzione (29 anni) erano diretti a Nizza. Viaggiavano a bordo di una Golf, una traversata coast to coast organizzata all’ultimo minuto. Uno di loro aveva chiamato casa poco prima di entrare a Genova, mezz’ora prima del disastro. Da quel momento i telefonini dei quattro amici, alcuni imparentati tra loro, hanno smesso di suonare. I loro corpi sono stati estratti dalle macerie questa mattina.
Era della provincia di Napoli anche Gennaro Sarnataro, di 43 anni e residente a Casalnuovo, che lavorava come autotrasportatore. La vittima si occupava di trasporto di ortofrutta e stava rientrando in Italia dalla Francia. “Era un grande lavoratore, una persona perbene”, è lo stringato commento dei familiari davanti all’obitorio.
Giovanissimi come i quattro ragazzi di Torre del Greco erano anche i tre ragazzi francesi, tutti di Montepellier, trovati senza vita tra le macerie. Si chiamavano Nathan Gusman, Melissa Artus e Nemati Alizè Plaze, rispettivamente di 20, 22 e 20 anni. Nathan e Melissa era fidanzati, si sarebbero dovuti imbarcare per raggiungere la Sardegna dove trascorrere le vacanze. Con loro viaggiava l’amica Alizé. Nella vettura dei tre amici, i vigili del fuoco hanno ritrovato anche il corpo senza vita di William Pouzadoux, che con buona probabilità si era aggiunto alla comitiva grazie a un passaggio trovato su BlaBlaCar.
Il ponte ha portato via anche la famiglia Robbiano: Samuele è morto insieme al papà Roberto (di 44 anni, tecnico informatico che lavora per l’azienda Selt) e alla mamma Ersilia Piccinino (41 anni). Stavano andando a pranzo dai nonni, a Voltri, non lontano, l’ultimo saluto prima di partire per la Sardegna. Ma non sono mai arrivati. I loro corpi li ha riconosciuti un parente, che non vedendoli arrivare e sentita la tragedia al tg si è recato prima sul posto e poi al Policlinico. Quella dei Robbiano non è la sola famiglia distrutta dalle macerie: i soccorritori questa mattina hanno recuperato i corpi di un’altra famiglia di Pinerolo, in provincia di Torino: Andrea Vittone, 49 anni e originario di Venaria Reale (Torino), la compagna Claudia Possetti, 48 anni e originaria di Cavourss, e i due figli della donna, Manuele e Camilla Bellasio, di 16 e 12 anni.
S’è fermata la vita anche di Mirko Vicini, di 31 anni e di Bruno Casagrande, di 35 anni, che avevano ripreso a sorridere proprio grazie a quel ponte. Erano in corso dei lavori di manutenzione e loro, che non avevano un posto fisso, avevano trovato un’occupazione temporanea proprio grazie a quei lavori: contratto a tempo con l’Amiu, la società ambientale del Comune. Quando il Morandi si è abbattuto su di loro Mirko e Bruno si trovavano sotto il cavalcavia: stavano scaricando con i loro mezzi materiale di risulta all’interno dell’isola ecologica. Erano entrambi del Ponente genovese, erano due precari. Accanto a loro c’era Sandro Campora, che di anni ne aveva 53 anni.
Sono morti lavorando anche Marian, Marius ed Edi. Ragazzi di origini stranieri ma nati e cresciuti in Italia. Edi Bokrina di 28 anni e Marius Djerri, di 22 anni, entrambi albanesi residenti in Italia, lavoravano per una ditta di pulizie ed erano diretti a Rapallo. Ma erano in ritardo, e avevano accelerato per riuscire a recuperare sulla tabella di marcia. “Pochi minuti prima della tragedia hanno chiamato per avvisare del ritardo. Un ritardo dovuto al traffico che gli è stato fatale”, ha raccontato uno dei parenti delle vittime. Marius viveva in Italia dall’età di 3 anni. Era un appassionato di calcio, tifava per il Milan e giocava come attaccante nella Campi Corniglianese.
Anche Marian Rosca, che si era trasferito a Parigi, stava lavorando. Il romeno era alla guida del tir di una ditta di traslochi quando è precipitato dal ponte. Il suo corpo è stato recuperato. Quello del suo collega Anatolii Malai ancora no.
Era un autotrasportatore anche Vincenzo Licata, 57 anni. Siciliano (originario di Grotte in provincia di Agrigento), Licata viveva da anni a Vicenza (nel quartiere di Santa Bertilla) dove si era trasferito in cerca di lavoro. Era sposato e padre di due figli maggiorenni. Dopo aver svolto altre attività, si era messo in proprio avviando una piccola azienda di autotrasporto. Il giorno dell’apocalisse era alla guida di mezzo di sua proprietà.
Stava lavorando, quando il ponte Morandi lo ha risucchiato, anche Luigi Matti Altadonna, che si era trasferito a Genova ma fino a poco tempo fa abitava a Borghetto in provincia di Verona. Trentacinque anni, Luigi era sposato e padre di quattro bambini. Aveva 34 anni. Luigi era alla guida di un furgone quando è crollato il cavalcavia.
Tra le vittime anche una coppia di fidanzati che il prossimo anno si sarebbero dovuto sposare: il ponte Morandi s’è portato via le speranze e i sogni della 29enne Marta Danisi, originaria di Sant’Agata di Militello (provincia di Messina) e infermiera dell’ospedale di Alessandria, e del suo uomo, Alberto Fanfani di 32 anni. Sono queste alcune delle storie delle circa 40 vittime (da ieri il bilancio è tristemente aumentato) provocate dal crollo del ponte.
Storie di dolore. Un dolore sul quale però c’è chi ha cercato e cerca di speculare. E’ il caso di un consorzio di professionisti del Piemonte che ieri sera, con le operazioni di scavo tra le macerie ancora in corso, ha pubblicato su Facebook un post per cercare di accaparrarsi clienti tra i parenti delle vittime e i feriti.
Di seguito i nomi delle vittime fino ad ora identificate:
Andrea Cerulli, 47anni,
Axelle Nèmati Alizèe Plaze, 21 anni
Marta Danisi, 29 anni,
Juan Ruben Figueroa Carasco, 68 anni,
Roberto Robbiano, 44 anni,
Samuele Robbiano, 9 anni,
Ersilia Piccinino, 41 anni,
Elisa Bozzo, 33 anni,
Marian Rosca, 36 anni,
Francesco Bello, 41 anni,
Vincenzo Licata, 57 anni
Leyla Nora Rivera Castillo, 47 anni,
Carlos Jesus Erazo Trujillo, 26 anni,
Juan Carlos Pastenes, 64 anni,
Alberto Fanfani, 32 anni,
Marius Djerri, 28 anni,
Luigi Matti Altadonna, 34 anni,
Edy Bokrina, 22 anni,
Nathan Guzman, 20 anni,
Melissa Artus, 21 anni,
Alizèe Plaze, 19 anni
Angela Zerilli, 58 anni
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– Tutta la cronaca di ieri, l’inchiesta della procura di Genova, tutti i ponti crollati in Italia negli ultimi 14 anni nello speciale del quotidiano digitale di oggi 15 agosto consultabile gratuitamente
mercoledì, 15 Agosto 2018 - 12:20
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