Giovanni, Matteo, Gerardo ed Antonio se sono andati «nel fiorire degli anni, dei sogni, delle aspirazioni e dell’inserimento nel mondo del lavoro». E se sono andati per via a causa di «una violenza consumata non dal destino ma dalla mano dell’uomo che si sostituisce alla mano di dio per i propri interessi personali e diventa una mano violenta che porta morte». Il cardinale Crescenzio Sepe, che nella basilica pontificia Santa Croce di Torre del Greco officia i funerali dei quattro ragazzi torresi rimasti uccisi a Genova nel crollo del ponte Morandi, usa parole severe e ferme nella sua omelia. «Non si può morire di negligenza, burocratismo, inedia. Questa è la vera violenza. La violenza contro la persona. La società. E’ violenza contro l’umanità. Non sono morti per via del destino. Il destino non esiste. Dio ci ha creati liberi di vivere la nostra vita e di campare cento e più anni». Parole forti, fortissime. Che accompagnano il saluto a Giovanni Battiloro, Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione. Un saluto caloroso, lungo che prosegue all’esterno della chiesa quando le bare dei ragazzi lasciano la chiesa accompagnati dalle note di una canzone di Bob Dylan.
venerdì, 17 Agosto 2018 - 18:02
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