Bari chiama, il ministro Bonafede non risponde (più). E visto che la data per lo sgombero definitivo del Palagiustizia è ormai questione di ore e la sede alternativa non c’è, il sindaco Antonio Decaro si arrangia come può, adottando una decisione che soddisfa (si fa per dire) i magistrati ma suona alquanto illogica. Il 30 agosto il Palagiustizia non chiuderà, il primo cittadino – raccolta la decisione dell’Inail, che è proprietaria dell’immobile – ha infatti concesso una proroga di 120 giorni per lo ‘sfratto’. Proprio come aveva chiesto il capo della procura Giuseppe Volpe non appena s’è reso conto che il ministero non avrebbe mantenuto fede agli impegni pure adottati. Tuttavia, la scelta del sindaco allunga di fatto i tempi di permanenza degli uffici – e dunque anche di qualcuno tra magistrati e cancellieri che di volta in volta lì si reca per gestire e consultare atti – in una struttura che sostanzialmente è stata definitiva inagibile. Ossia pericolosa. Pericolosa per chi c’è dentro. Che sia una sfida alla sorte, Decaro lo sa bene. Come pure il procuratore Volpe. Però a sentire il sindaco il «rischio si è ridotto» (?), e comunque verranno adottate misure di sicurezza per tutelare chi dovrà pur varcare la soglia del Palagiustizia in via Nazariantz. «Non è possibile trasferire altre cento persone in via Brigata Regina, non ci sono fisicamente gli spazi. La situazione del nuovo Tribunale e l’esito della ricerca di mercato sono ancora in alto mare, – spiega il sindaco Decaro – per questo diamo la possibilità di ulteriori 120 giorni con misure cautelative molto restrittive». «Possiamo concedere la proroga – continua – perché c’è una perizia che ci dice che si è ridotto il rischio ma quel rischio va ridotto ulteriormente, quindi inibiamo l’utilizzo dell’ala A del Palazzo di giustizia e non potranno entrare visitatori ma solo le persone che sono autorizzate. Aumenteranno i dispositivi di monitoraggio elettronico – conclude il primo cittadino – e ci sarà una visita ispettiva ogni 48 ore. Questo limiterà l’attività dei magistrati che però potranno lavorare».
Risolto, o meglio tamponato, il problema degli spostamenti degli uffici resta aperta la pratica del silenzio del ministero della Giustizia e del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che aveva scelto proprio il Palagiustizia come sua prima uscita pubblica, assicurando che avrebbe risolto le difficoltà nel miglior modo possibile. «Ci metto la faccia», disse nella conferenza stampa convocata dopo la visita nell’allora tendopoli della vergogna che ha fatto poi rimuovere. Per ora – dicono i fatti – più che metterci la faccia, Bonafede ci ha rimesso la faccia. Non solo la sede non c’è ancora, ma se non fosse stato per lo scoop di Repubblica il ministero avrebbero affittato – dopo una ricerca di mercato – l’immobile di un personaggio molto, per non dire troppo, chiacchierato per ospitarvi gli uffici che oggi insistono nel Palagiustizia. Lo scoop di Repubblica ha tuttavia spinto Bonafede a fare marcia, e nel silenzio generale poche settimane fa il ‘caso’ assegnazione si è chiuso. Da allora a Bari non hanno più notizie. «La proroga per lo sgombero possono chiederla il proprietario (l’Inail, ndr) o il locatario (il Ministero della Giustizia, ndr). Qui sia il proprietario che il locatario non si sono fatti sentire fino all’ultimo giorno. Per fortuna ieri, dopo il mio ultimatum, è arrivata una richiesta da parte dell’Inail. Il locatario non sappiamo che fine abbia fatto», dice Decaro. Che non nasconde le sue difficoltà nel gestire la situazione, che nemmeno è una sua responsabilità. «Sono scoraggiato, mi aspetto che all’interno di una collaborazione istituzionale, si trovino le condizioni per permettere alla Giustizia di continuare a fare la propria attività – aggiunge – C’e’ un appello da parte di tutti i magistrati che combattono contro 16 clan criminali. Pare che l’unico ad accogliere questo appello sia stato il sindaco, che non ne ha nessuna competenza, la funzione giudiziaria non è mia, non sono il proprietario dell’immobile e, come accade in tutte le città di questo Paese, un sindaco con i suoi tecnici si preoccupa dell’agibilità di una struttura».
martedì, 28 Agosto 2018 - 16:54
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