I migranti dividono Rocca di Papa e il Pd Anche l’ex sindaco in quota dem dice ‘no’: «L’accoglienza va fatta con sapienza»

Il comune di Rocca di Papa
di Manuela Galletta

Da queste parti lo chiamano semplicemente ‘A Rocca. Ché il comune romano destinato ad ospitare un centinaio di migranti sbarcati dopo 5 giorni di odissea dalla nave Diciotti, sorge sull’antico e caro ai latini Mons Albanus. C’è una vista mozzafiato mentre si percorre la via Sacra: passeggiando sulle orme degli antichi romani che utilizzavano questo sentiero per raggiungere la cima dove si festeggiavano le vittorie e si onoravano gli dei ‘Feriee Latine’, si apre il panorama dei due laghi, del Castel Gandolfo e di quello di Nemi.
Di queste bellezze gli abitanti di Rocca di Papa ne vanno fieri, come l’amministrazione comunale che ha sempre messo in campo diverse iniziative affinché il loro territorio venisse conosciuto e vissuto al meglio anche dagli abitanti di posti vicini, o dai turisti. Diciassettemila anime, o poco più, i rocchiggiani sono una piccola comunità. Persone tranquille. Fino a quando non è arrivato l’annuncio che il centro ‘Mondo Migliore’, in orbita Cei, avrebbe aperto le porte, seppur temporaneamente, ad un nutrito gruppo di eritrei provenienti dalla Diciotti. Da due giorni da quella ‘Rocca’ si levano solo cori di proteste, che dalle strade sono rimbalzati sui social. Il centro ‘Mondo Migliore’ ospita già 350 stranieri, e adesso, con i nuovi arrivi, il numero è destinato a toccare la soglia delle 500 unità. Per l’esattezza sono attesi 92 uomini e 8 donne. Il sindaco Emanuele Crestini ci prova pure a rasserenare gli animi: «Voglio rassicurare i cittadini: abbiamo attivato tutte le misure di sicurezza e gli ospiti, c’e’ stato garantito, staranno qui solo qualche giorno», dice ai cronisti assiepati davanti alla struttura. Ma la comunità non ne vuole sapere. «Sono troppi, non è possibile», dice un rocchigiano. Una donna di 62 anni, invece, per spiegare la sua ritrosia verso i migranti racconta un episodio che le è occorso qualche tempo fa: «Sono stata molestata da un migrante ospite del Centro poco più di un mese fa davanti a casa mia. Per fortuna intervenne mio marito che riuscì a metterlo in fuga». Il migrante di cui parla la donna era un gambiano di 29 anni, che dopo essersi denudato in strada si diede alla fuga. I carabinieri lo arrestarono. «Bisogna evitare che si verifichino cose del genere – prosegue la 62enne – . Non è possibile che gli ospiti del Centro, le cui mura di cinta confinano con le nostre case, siano lasciati a vagabondare per strada o ubriacarsi». L’interrogativo sul tipo di accoglienza che verrà offerta ai migranti della Diciotti se lo pongono, seppure in chiave più edulcorata, gli esponenti del Partito socialista che operano nel comune. «In che modo queste persone (soggiorno a parte) trascorreranno le loro giornate, saranno integrati correttamente o lasciati ‘parcheggiati’ in attesa di destinazione (?) – scrivono sul proprio profilo Facebook i Socialisti – Ricordiamo che stiamo parlando di esseri umani, non di pacchi che vanno spostati qua e là a seconda delle esigenze del momento. Ad oggi riteniamo questi centri accoglienza non idonei per integrare i migranti».
E’ più dura, invece, la visione di come stanno le cose che l’ex sindaco Pasquale Boccia, in sella per dieci anni, offre ai giornalisti: «Non è una cosa tollerabile, non si può fare. C’è rancore nei residenti, che si sta trasformando in odio verso questa situazione. E’ un problema di numeri, non si può tenere un gruppo così massiccio di migranti senza fare nulla. E poi cosa succede? Quello è un centro già fortemente compromesso». Parole che sorprendono per un dato: Boccia è un esponente del Partito Democratico, quel partito che sbandiera da mesi – da quando Salvini ha iniziato la sua crociata contro gli sbarchi – concetti come ‘umanità’ e accoglienza. «Non rinnego la mia area politica ma ho le mie idee. Bisogna fare accoglienza con sapienza e ragionevolezza. In due anni quel centro è arrivato ad ospitare fino ad oltre 400 migranti e attualmente dovrebbero essere circa 250. Ma ci vuole un progetto chiaro, lì gli ospiti sono in un’area di parcheggio in balia di loro stessi e sono tantissimi in un paese come il nostro dove si ritrovano a vagare per strada. E in certi casi, alcuni si sono resi protagonisti di episodi non edificanti». Il problema, alla fine, è tutto lì: nelle misure tese a garantire che l’accoglienza non si riduca solo ad una bella parola da usare come ‘spot’ politico ma poi priva di contenuti. Perché l’accoglienza non è solo aprire le porte del proprio paese a chi scappa da una guerra, ma è soprattutto assicurare la possibilità vera, concreta, di una vita dignitosa, e non di un destino dal colore incerto sia per chi arriva e per chi deve convivere coi nuovi arrivati.

mercoledì, 29 Agosto 2018 - 16:58
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