Quando l’hanno portato via dalla Questura per condurlo in prigione, Federico Pesci ha sbottato: «Uno come me in galera?». Quarantasei anni, noto commerciante di abbigliamento di Parma, Pesci è accusato, in concorso il nigeriano Wilson Ndu Anihem (pure lui in galera), di aver abusato per cinque ore di una 21enne di Parma conosciuta poco prima in un locale. Violenze brutali, quelle subite dalla ragazza. Lo racconta il certificato medico stilato dai medici che hanno visitato la giovane. I giorni di prognosi sono stati ben 45. La 21enne è stata legata e imbavagliata. E poi violentata. Nella casa dell’orrore, la casa di Pesci, sono state trovate corde e altri attrezzi sadomaso e si sta approfondendo il passato dell’uomo. Eppure Federico Pesci si dice sorpreso. Il suo profilo Facebook è stato chiuso. Per insulti. Ché quando il suo nome è diventato noto, la sua pagina Facebook è stata presa di mira e sommersa da insulti e offese. Pesci si è affidato all’avvocato Mario Linsalata ed di affrontare l’interrogatorio di garanzia.
Il quadro indiziario è pesante. Ci sono le accuse della ragazza che ha ricostruito quella notte infernale solo dopo che dal pronto soccorso, data la gravità delle condizioni della ragazzina (che non riusciva neppure ad alimentarsi) è scattata la segnalazione alla polizia. Inizialmente sotto choc, la 21enne non aveva detto nulla di cosa le era successo quel maldetta notta del 18 luglio scorso. Poi c’è il referto dei medici. E ci sono i tabulati del telefonino di Pesci. Secondo la polizia Pesci ha dapprima contattato il nigeriano per farsi portare la droga, e avrebbe continuato a contattare altri spacciatori per tutta la notte dello stupro. Poi alle sette del mattino del giorno seguente, come se nulla fosse, avrebbe chiamato un taxi per far riaccompagnare la ragazza a casa. Gli arresti sono scattati nei giorni scorsi.
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sabato, 1 Settembre 2018 - 13:45
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