Pochi margini di trattativa e l’ipotesi della chiusura che si fa sempre più concreta. A nulla è servito – almeno per il momento – l’intervento del vicepremier Luigi Di Maio giunto in Regione a Napoli per scongiurare la chiusura e il trasferimento dello stabilimento La Doria di Acerra. Nel pomeriggio il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha partecipato alla riunione dell’ufficio di presidenza regionale della commissione consiliare Lavoro e Attività produttive. A guidare il tavolo tecnico è stato il presidente della commissione, Nicola Marrazzo. Hanno partecipato al tavolo anche il sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, e il vescovo, monsignor Antonio Di Donna oltre a rappresentanze di lavoratori. La società che ad Acerra produce circa 50 milioni di vasi di sughi pronti in un anno, già dallo scorso mese di marzo ha annunciato che trasferirà i 67 lavoratori dello dello stabilimento acerrano. Non dovrebbero esserci licenziamenti, ma il territorio del popoloso comune a nord di Napoli rischia di impoverirsi ulteriormente. «Non ci siamo ancora – ha spiegato a margine dell’incontro un deluso Di Maio – è assurdo trovarsi a un tavolo in cui c’è lo Stato, c’è il Governo, ci sono Regione e Comune, mettiamo a disposizione tutti gli strumenti per evitare la chiusura di uno stabilimento in un’area già martoriata come Acerra e ci dicono che non si può fare. In questa vertenza non si perdono posti di lavoro ma un insediamento industriale sul territorio che è vita per Acerra, perché è uno dei pochi che si occupa di agricoltura». «Avevo pregato la proprietà di vederci al tavolo e discutere, dall’incontro al Ministero mi avevano fatto capire che venivano al tavolo ma così non è stato», ha detto ancora. «Non mi arrendo, ritornerò all’attacco e farò l’elenco alla proprietà di tutte le occasioni che hanno di collaborazione con lo Stato per lasciare in vita uno stabilimento come questo. Scriverò una lettera alla proprietà con tutte le opportunità che ci sono: se vogliamo parlare di reindustrializzazione dell’impianto si può parlare, ma non si può chiudere e poi dire di vedere tra un anno e mezzo cosa farne. Ne abbiamo le scatole piene di deserti industriali», ha concluso Di Maio. Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Acerra Raffaele Lettieri. «Non è più tollerabile una situazione del genere – ha detto Lettieri – contro la delocalizzazione di aziende come La Doria che decidono di spostare la loro produzione depauperando i territori, nonostante la disponibilità espressa a tutti i livelli istituzionali, occorre che lo Stato e la Regione facciano in modo che chi ha beneficiato finora di contributi pubblici e poi delocalizza, restituisca i soldi pubblici presi». «Noi, inoltre – ha concluso il primo cittadino – pretendiamo che aziende del genere si preoccupino soprattutto della bonifica e del risanamento delle aree industriali che hanno deciso di lasciare. Imprese con queste mission aziendali creano disoccupazione o altri disagi, scaricano tutti i problemi sui territori, ed è giusto e necessario che almeno restituiscano i soldi dei cittadini e che risanino le aree inquinate».
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martedì, 4 Settembre 2018 - 19:16
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