Una ‘stesa’. Un’intimidazione di stampo camorristico che ha rischiato di fare una vittima innocente. E’ accaduto a Forcella, in via Vicaria Vecchia, la stessa maledetta via dove la sera del 27 marzo del 2004 rimase uccisa, per errore, Annalisa Durante, colpita a morte da un proiettile esplosa dal ragazzo che era in sua compagnia, Salvatore Giuliano dell’omonima famiglia criminale, che all’arrivo di un commando che voleva fargli la pelle impugnò l’arma e aprì il fuoco per primo. Da quella maledetta sono trascorsi 14 anni e a Forcella, nonostante pure l’intervento deciso delle forze dell’ordine e della magistratura che pochi anni fa hanno sgominato la ‘paranza dei bambini’ che lì si era insediata, sembra non essere cambiato nulla: la camorra è ancora lì, con altri capi, altri ‘soldati’, ma è sempre lì a dettare la sua legge, a combattere le sue guerre.
In ospedale è finita una donna di 52 anni, che era affacciata al balcone della sua abitazione quando due persone in sella ad uno scooter, con i volto coperto da un casco integrale, hanno sparato in aria. La donna è stata colpita da uno dei proiettili alla gamba destra: guarirà in 21 giorni, ma i medici ne hanno comunque disposto il ricovero. I poliziotti giunti sul posto hanno trovato sul posto quattro bossoli esplosi da un’arma calibro 7,65.
L’episodio richiama alla memoria un altro simile accadimento, avvenuto però a Barra, quartiere alla periferia est di Napoli. Era il 12 settembre del 2006 e all’epoca imperversava la guerra tra gli Aprea e il gruppo scissionista guidato dai Guarino-Celeste. In pieno pomeriggio, in piazza Crocelle, due persone in sella ad uno scooter spararono all’indirizzo di un balcone: era un raid intimidatorio. Solo che a quel balcone era affacciata anche una bambina di 6 anni, che non era obiettivo del raid ma era comunque imparentata con uno dei boss degli Aprea verso il quale era indirizzata l’intimidazione. La bimba venne colpita a una spalla.
L’episodio di Forcella ha sollevato un coro indignato di proteste. A cominciare da don Luigi Merola: «Ho saputo del fatto nella notte e mi sono posto mille interrogativi, mille perché, mi sono chiesto cosa si poteva fare e non si è fatto. Dall’omicidio di Annalisa Durante, vittima innocente della criminalità, sono passati 14 anni. Ed ogni volta che accadono fatti del genere io dico che Napoli non merita altre vittime innocenti». Don Merola dice che anche «i cittadini devono fare la loro parte, in concreto, anche se capisco il senso diffuso di delusione. Dopo la tragica morte di Annalisa furono annunciati numerosi progetti per il quartiere di Forcella, appena diecimila abitanti. Ma quanti di questi progetti sono andati in porto?». Per il sacerdote, animatore della fondazione “A’ voce d’e creature”, per battere la camorra «solo il contrasto delle forze dell’ordine non basta. La società civile deve agire. Non serve solo indignarsi nel momento in cui accadono fatti del genere e poi passata l’emozione torna tutto come prima. Dobbiamo agire nel quotidiano. Insomma vorrei vedere più fatti, più esempi e meno parole».
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martedì, 4 Settembre 2018 - 12:06
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