Genova, crollo del ponte Morandi: ingegnere indagato risponde per un’ora Riflettori accesi sullo stato del viadotto

ponte Morandi
Il ponte Morandi crollato a Genova la mattina del 14 agosto 2018

Gli interrogatori degli indagati, la convocazione di tecnici come persone informate sui fatti. L’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi in Autostrada a Genova, che il 14 agosto ha provocato la morte di 43 persone, procede a passo svelto. Questa mattina Giovanni Proietti, una delle 21 persone iscritte nel registro degli indagati, è stato interrogato dai pubblici ministeri che coordinano la delicata inchiesta. Dirigente della quarta divisione della Direzione generale del ministro delle Infrastrutture, Proietti ha parlato per circa un’ora con i magistrati. Un’ora di botta e risposta. Ma sul contenuto vige per ora il massimo riserbo. L’avvocato Giuseppe Rizzuto, che assiste Proietti, ha dribblato i giornalisti con un «non possiamo dire nulla per rispetto dell’autorità giudiziaria». Il nome di Proietti è finito sul registro degli indagati nelle scorse settimane a seguito dell’interrogatorio di un altro indagato, Bruno Santoro, capo della Divisione 1. Santoro, nell’interrogatorio tenutosi sabato scorso, aveva indicato proprio la Divisione 4, diretta da Proiettili, visto che è competente su analisi e investimenti dei progetti.
Sempre nella giornata di oggi sarà sentito, come persona informata dei fatti, l’allora direttore tecnico dei lavori che seguì il retrofitting della pila 11, Alberto Lodigiani. Nella giornata di ieri, invece, è stato invece ascoltato come persona informata dei fatti Giorgio Nicolini, l’ingegnere oggi docente del Politecnico di Milano che nel 1992 collaborò al progetto di retrofitting (i lavori di rinforzo) della pila 11 del ponte Morandi. La deposizione di Nicolini si è concentrata sulla genesi dei lavoro, sullo stato di salute del viadotto ed in particolare delle singole pile. L’obiettivo della procura è capire se già vi fossero dei segnali di pericolo che avrebbero potuto lasciare pensare ad un rischio crollo.

Gli sfollati rientrano per poche ore a casa:
negli scatoloni la vita che non c’è più
Intanto questa mattina, come da programma, sono riprese le operazioni di recupero dei beni all’interno degli appartamenti della zona rossa. Le famiglie sfollate sono quelle dei civici 5,6,16 e 11 di via Porro, gli stessi edifici in cui ieri hanno fatto ritorno per riprendere i propri effetti personali le prime 23 famiglie. Le modalità sono sempre le stesse: due ore di tempo, e 50 scatoloni, per portare via le proprie cose. Il programma prevede che, salvo interruzioni per maltempo, lo svuotamento di via Porro 5, 6 e 16 si concluda entro domenica 21 ottobre, quando entreranno in casa anche i primi abitanti del civico 14. Per ridurre al minimo i passaggi nei pressi di quello che resta del ponte Morandi, vigili del fuoco e protezione civile hanno deciso di cominciare dai palazzi più esterni della zona rossa.

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venerdì, 19 Ottobre 2018 - 12:02
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