Il vicepremier Luigi Di Maio esce dalla sede del Mise con il viso particolarmente tirato. Si ferma un secondo e parla con una giornalista: solite frasi di circostanza accompagnate, questa volta, da una strana insofferenza che tradisce una notte insonne. Poi il concetto chiave: «Abbiamo il dovere di dire agli italiani la verità». Per dire la verità, però, bisogna capire ciò di cui si sta parlando. E a quanto pare, sul decreto fiscale, i grillini ci hanno capito veramente poco.
Il provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri martedì sera è al centro di un caso politico che potrebbe portare alla crisi di Governo ad appena 4 mesi dall’insediamento. Sul testo, che contiene 26 articoli (non si tratta di un codice con migliaia di norme), i pentastellati stanno facendo confusione. Il vicepremier Luigi Di Maio mercoledì sera a Porta a Porta, parlando del decreto fiscale, lo ha più volte paragonato a un condono e, dopo aver detto di essere pronto ad andare in procura a denunciare manipolazioni, ha affermato che i parlamentari grillini non lo voterebbero mai.
Ieri, poi, la storia nella storia con l’entrata in scena del ministro della Giustizia Bonafede: uno che di articoli e norme dovrebbe capirci qualcosa. «Non c’è stata nessuna serie di condoni nella manovra economica che il Governo sta per presentare. Il decreto fiscale domani (oggi, ndr) verrà discusso nuovamente in Consiglio dei ministri – ha detto Bonafade a margine del congresso dell’Unione nazionale degli avvocati amministrativi al Teatro Duse di Bologna – il fatto che verrà discusso dimostra ancora una volta come il M5s ci tenga a tenere alta la soglia dei valori fondamentali alla base del nostro percorso e che sono quelli che chiedono i cittadini. Nessun cittadino italiano vuole che ci siano scudi fiscali». Insomma Bonafede smentisce Di Maio.
Come se non bastasse, tra interventi a caso, frasi confusionarie e imbarazzi vari, è riapparso il presidente della Camera Roberto Fico, ieri presente a Napoli. «Il condono sarebbe devastante – ha detto – se Salvini vuole parlare con me, lo faccia sui contenuti. Quando si arriverà a comprendere come sia andata la questione, sicuramente quel pezzo del decreto non può rimanere». «Il condono, lo scudo fiscale, non sono all’interno del contratto e, quindi, non vanno approvati. Il Movimento non solo non capirebbe, ma non potrebbe proprio in alcun modo votarli». Tre illustri esponenti del Movimento 5 Stelle e tre versioni diverse. Per Di Maio qualcuno – il famigerato folletto dispettoso – ha cambiato il testo nella notte; per Bonafede non c’è alcun problema (anzi); per Fico – il più ragionevole – il condono esiste e non può essere votato dai grillini.
In questa storia, che ha assunto i contorni di una barzelletta, ci sguazza il ministro dell’Interno Matteo Salvini che, pur non entrando mai nel merito del decreto, sembra essere molto soddisfatto dal contenuto del provvedimento. Il leader del Carroccio, navigato politico, ha compreso che è arrivato il momento di premere sull’acceleratore e con gli alleati politici usa un po’ la carota e molto il bastone. Da un lato si dice pronto a mediare, dall’altro spara a zero sul Movimento 5 Stelle e accusa i colleghi ministri (grillini) di cambiare idea dalla sera alla mattina. «Comincio ad arrabbiarmi – ha detto Salvini – Perché in quel consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva il decreto. Per scemo non ci passo». E afferma: «Riscriviamo tutto. Via i condoni, anche quello per Ischia. Se lo spread arriva a 350 perché questi (il Movimento 5 Stelle, ndr) litigano, è un problema». Si lamenta infine che sul decreto legge Sicurezza (suo vero cavallo di battaglia): «I cinquestelle hanno presentato 81 emendamenti, come se fossero all’opposizione. Non si fa così. La pazienza ha un limite». Più che di distensione, queste sembrano parole di sfida.
Salvini e Di Maio non avrebbero ancora avuto contatti diretti. La tensione tra i due leader e i due partiti – emerge da fonti governative riportate dall’Agi – rimane alta, non solo sul decreto fiscale ma anche su quello sicurezza e immigrazione (il ministro dell’interno si è lamentato pubblicamente per gli 81 emendamenti presentati dal M5s) e sul condono a Ischia nel decreto Genova. In particolar modo, Salvini sarebbe stato infastidito da resoconti sullo sfogo fatto da Di Maio ai fedelissimi. Ad irritare il vicepremier leghista, le ricostruzioni di Di Maio che avrebbe puntato il dito contro Giancarlo Giorgetti e per la frase «troveremo un accordo ma Salvini non deve fare il fenomeno». Al momento non sarebbe sul tavolo alcuna reale soluzione tecnica, tanto ancora sarebbe lontana la ricomposizione politica. Il problema riguarda anche le risorse che, in caso di stralcio o eliminazione del ‘condono’, dovrebbero essere reperite altrove. (L’articolo è uno degli approfondimenti pubblicati sull’edizione di oggi sabato 20 ottobre del quotidiano digitale, un giornale vero e proprio dedicato agli approfondimenti delle notizie che selezioniamo per i nostri lettori. Per abbonarsi basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’.Il giornale si legge da pc, tablet e cellulare. Provalo il primo mese al costo 10 euro, poi scegli se continuare a seguirci).
sabato, 20 Ottobre 2018 - 07:30
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