La bufera di vento è passata, Napoli oggi è baciata dal sole. Ma i crolli continuano. A testimoniare che Napoli è una città fragile: poche ore fa, all’angolo tra via Santa Brigida e via Vittorio Emanuele III, l’arteria che guarda verso l’ingresso di Castel dell’Ovo e dista pochi passi da piazza Municipio (e dunque dalla casa del sindaco), pezzi di cornicione di uno degli storici palazzi che lì insistono sono venuti giù. Sono i danni ‘postumi’ del maltempo, ma forse anche di una manutenzione inadeguata che ha determinato il distacco delle pietre dopo la sollecitazione della bufera. I vigili del fuoco hanno provveduto a inibire l’arteria al traffico: chi viene da via Medina non può andare oltre l’inizio di piazza Municipio ed è costretto a svoltare verso sinistra, in direzione del porto. Ai vigili urbani il compito di disciplinare un traffico che è già impazzito. Anche per i pedoni l’accesso è bloccato, occorre fare il giro largo.
Ieri, martedì 30 ottobre, a Largo Sermoneta, sul lungomare di Napoli, la pavimentazione stradale è sprofondata, tanto da riuscire a vedere il mare attraverso l’asfalto. Colpa del maltempo, ma chissà se anche in questo causa il forte vento e la mareggiata che ha lasciato plastica e rifiuti ovunque sulla sabbia non sia stata che una ‘concausa’. Certo è che Napoli è una città fragile. Una città che crolla. E se qualcuno lo dimenticasse, basta fare un giro a via Medina angolo con via Incoronata. Sul marciapiedi dove insiste la trattoria Medina da due giorni c’è un’area recintata con un nastro bianco e rosso. Si è staccato un pezzo di cornicione dal palazzo con annessa tegola. La ‘pietra dello sfascio’ è ancora lì da due giorni. L’abbiamo fotografata ieri sera e anche pochi minuti fa (potete osservare le foto con le date). Abbandonata a terra. Con l’annesso rischio che quelle pietre possano diventare anche ‘armi contundenti’. Un ubriaco, un drogato o semplicemente una banda di ragazzini potrebbe in qualsiasi momento prendere da terra quelle pietre e divertirsi a tirarle contro auto e vetrine. Se ciò dovesse accadere, di chi sarebbe la colpa? Del maltempo? Però, forse, una ragione più lodevole a quella che a noi appare una ‘stranezza’ c’è: forse qualcuno ha deciso volutamente di lasciare lì pietre e tegole ‘perimetrate’ dal nastro rosso e bianco. Forse quei ‘resti’ sono un nuovo monumento alla memoria. Affinché nessuno dimentichi che Napoli è una città dove i calcinacci cadono da un momento all’altro.
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mercoledì, 31 Ottobre 2018 - 12:29
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