Stop prescrizione, c’è l’emendamento: Bonafede gongola, la Lega temporeggia e i penalisti proclamano lo stato di agitazione

Alfonso Bonafede
Alfonso Bonafede

Da un lato c’è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che pigia col piede sull’acceleratore per far sì che il ‘blocco’ della prescrizione diventi legge. Dall’altro lato ci sono loro gli avvocati che, tenendo fede all’impegno rinnovato all’ultimo Congresso dell’Unione delle Camere penali italiani di lottare per difendere gli ultimi e i loro diritti, alzano la voce contro il progetto del Guardasigilli e proclamano lo stato di agitazione. Al centro ci sono i diritti. I diritti di un cittadino, dice Bonafede, a sapere che un processo non si concluderà in un nulla di fatto perché l’ha divorato la prescrizione. I diritti, replicano gli avvocati, di quanti sono sotto processo e che non possono, non devono, restare sulla graticola a vita perché si è volutamente fatto saltare l’unico argine alla lunghezza ingiusta e ingiustificata dei processi.

Eccolo qui lo scenario di ‘guerra’ che si profila a poche ore di distanza dal deposito di un emendamento al Ddl anticorruzione che prevede lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. In particolare si prevede che «il corso della prescrizione rimane sospeso dalla pronunzia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o della irrevocabilità del decreto di condanna». I relatori dell’emendamento sono Francesco Forciniti e Francesca Businarolo. Se il Movimento Cinque Stelle plaude in corso a questo tipo di novità, la Lega invece ci va cauta e furbescamente sceglie di non bocciare né promuovere l’emendamento in attesa di capire in che modo un simile provvedimento potrebbe incidere sui consensi. «E’ un istituto che ha già subito molte modifiche, valuteremo anche queste ultime novità con coerenza e spirito costruttivo. La prescrizione di un reato si può evitare se gli uffici giudiziari funzionano bene, e su questo versante stiamo investendo, per il bene dei cittadini. E’ importante che i processi siano più veloci per garantire giustizia», afferma con una dichiarazione democristiana il senatore della Lega Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama.

Ma se il Carroccio temporeggia, i penalisti guidati dal Gian Domenico Caiazza (nuovo presidente dell’Unione delle Camere penali italiane) hanno subito fatto sentire la propria voce: «La Giunta Ucpi, presa visione del testo dell’emendamento presentato alla Camera dei Deputati da esponenti del M5S, rileva e denunzia l’inaudita gravità della riforma che con esso si intenderebbe introdurre nel nostro codice penale», si legge in un comunicato. .«In sostanza l’eventuale approvazione di tale abnorme emendamento, che nemmeno distingue tra sentenza assolutoria e sentenza di condanna, darebbe luogo, con la conclusione del giudizio di primo grado, ad una pendenza teoricamente infinita sia della sentenza di condanna, sia della impugnazione da parte del Pubblico Ministero della sentenza di assoluzione. Ciò in spregio manifesto dei principi del giusto processo e della sua ragionevole durata sanciti dall’articolo 111 della Costituzione – si legge nella nota – la Giunta prende atto con sollievo ed apprezzamento della presa di distanza da tale gravissima iniziativa legislativa espressa dall’onorevole Molinari a nome della Lega di Matteo Salvini».

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mercoledì, 31 Ottobre 2018 - 22:26
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