Yusif Salia, il ghanese di 32 anni fermato a Foggia il 26 ottobre con l’accusa di aver fatto parte del gruppo che avrebbe violentato Desirée Mariottini, la 16enne drogata e uccisa in uno stabile abbandonato a Roma, ha affrontato questa mattina l’interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Foggia. Il ghanese si è avvalso della facoltà di non rispondere per le accuse mosse dalla Procura capitolina, ma si è difeso dall’imputazione di detenzione e spaccio di droga per la quale è stato arrestato in flagranza nel ghetto di Borgo Mezzanone, alla periferia di Foggia. Al momento della cattura, nella baracca in cui si trovava Salia furono trovati dai poliziotti 11 chili di marijuana, circa 200 grammi di hashish e del metadone. Rispondendo al gip, l’arrestato ha ripercorso il viaggio che da Roma lo ha portato a Foggia dove ha detto di essere arrivato «quattro-cinque ore prima della cattura». «Ha detto di non sapere nulla della droga recuperata nell’alloggio, dove ha trovato ospitalita’ da un conoscente», ha spiegato ai cronisti il suo difensore Giovanni Vetritto. L’uomo ha raccontato «di essere arrivato in Puglia a bordo di un mezzo pubblico – ha aggiunto Vetritto -. Una volta giunto a Foggia ha preso un taxi che lo ha accompagnato nel ghetto». Sempre secondo quanto ha dichiarato al giudice, Salia sarebbe arrivato nel foggiano quattro, cinque ore prima della sua cattura. Si sarebbe anche fermato ad un bar abusivo all’interno del ghetto, avrebbe consumato un bevanda prima di nascondersi nella baracca di un suo conoscente. Inoltre, per quel che riguarda le 4 dosi di metadone trovate nelle sue disponibilità, Salia ha affermato di averle ricevute da una struttura sanitaria di Napoli, dove l’arrestato ha un domicilio. Intanto il suo legale ha chiesto «la scarcerazione del ghanese o l’applicazione di una misura detentiva meno restrittiva rispetto a quella carceraria, magari sfruttando anche il domicilio napoletano».
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venerdì, 2 Novembre 2018 - 21:44
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