Napoli, incendio a Città della Scienza: vigilante assolto, la Corte d’Appello cancella la condanna di primo grado

Città della Scienza
Città della Scienza distrutta dall'incendio (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Il colpo di scena al processo sull’incendio che la sera del 4 marzo del 2013 distrusse Città della Scienza (a Napoli) s’è verificato poche ore, con la lettura della sentenza che chiude il processo di secondo grado. Paolo Cammarota, l’allora vigilante che la sera del rogo era di turno, è stato assolto ai sensi della vecchia formula dubitativa. Assolto a fronte della condanna a sei anni rimediata in primo grado per i reati di incendio e disastro (il rogo rischiò di concretizzarsi in un grave pericolo per chi abitava nell’area circostante). Lo hanno deciso i giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Napoli che si sono riservati novanta giorni di tempo per depositare la motivazioni della sentenza.

A maggio il sostituto procuratore generale aveva chiesto, in sede di requisitoria, la conferma della condanna di primo grado che fu emessa il 2 dicembre del 2016 dal giudice per le indagini preliminari Maria Aschettino del Tribunale di Napoli. Il primo processo si definì con la modalità del rito abbreviato. Secondo le conclusioni della procura (le indagini vennero coordinate dai pm Michele Del Prete e Ida Teresi), Cammarota appiccò il fuoco insieme ad altre persone rimaste senza volto e senza nome per ripicca. Per ritorsione verso un’azienda che minacciava di fare coriandoli di diversi contratti di lavoro. La notte dell’incendio Cammarota, in base alla ricostruzione accusatoria, avrebbe disattivato il sistema anti-incendio per assicurare una diffusa propagazione delle fiamme. Fiamme che furono appiccate contemporaneamente in sei diversi punti. Dal canto suo Cammarota, difeso dall’avvocato Luca Capasso, si è sempre professato innocente e questo pomeriggio si è visto dare ragione dalla Corte d’Appello di Napoli.

Leggi anche: 
– De Magistris sogna da premier: «Se si vota l’anno prossimo potrei candidarmi, sono l’anti-Salvini e lavorerò sull’amore»
– Ruspe sulle ville dei Casamonica, Sabella: 
«Bene, ma temo rimarrà un fatto isolato. I politici temono di perdere consensi»
– Roma, giù le prime ville dei Casamonica. Un’occupante protesta: «Ora andiamo a casa della Raggi o di Salvini?»

mercoledì, 21 Novembre 2018 - 19:29
© RIPRODUZIONE RISERVATA