Strattoni, capelli tirati e schiaffi. Nella scuola materna dell’istituto comprensivo ‘Capasso-Mazzini’ a Frattamaggiore, una telecamera ha ripreso due maestre – in momenti diversi – mentre ricorrevano a metodi educativi particolari. Era la fine del 2017 e quel video determinò l’iscrizione nel registro degli indagati delle insegnanti per il reato di maltrattamenti.
Da allora è trascorso un anno e nel primo pomeriggio di oggi è arrivata la sentenza del processo di primo grado che mette un primo punto fermo alle indagini coordinate dalla procura di Napoli Nord: E.F., di 54 anni, è stata condannata a due mesi ma non per l’imputazione a lei addebitata, mentre le collega A.M., di 68 anni, è stata assolta. Un epilogo destinato a far discutere, ma che va raccontato spiegando nel dettaglio l’intera storia processuale per evitare facili valutazioni.
Partiamo dunque dal video incriminato. Le immagini sono nitide e in modo inconfutabile si assiste a scene di bambini tirati per i capelli, bambini strattonati, bambini colpiti con degli schiaffi dietro la testa e in un caso si vede una delle insegnanti mentre prema, per tre volte, la testa di un alunno contro il banco. Episodi nel 2017. Per la procura questi episodi integravano il reato di maltrattamenti e per questo reato la procura ha cercato dapprima di ottenere i domiciliari per le insegnanti (negati all’esito di una dura battaglia legale) e poi ha chiesto il processo per le due donne. Processo che si è svolto con la modalità del rito abbreviato dinanzi al giudice per le indagini preliminari Valentina Giovanniello del Tribunale di Napoli Nord. In sede di requisitoria il pubblico ministero ha quindi chiesto la condanna per ciascuna delle insegnanti a tre anni di reclusione. Una richiesta molta alta, considerato che il rito abbreviato prevede lo sconto di un terzo della pena. Ma all’esito della camera di consiglio, il giudice si è discostato dalle conclusione della procura.
La condanna è arrivata solo per E.F., di 54 anni, ma non per il reato di maltrattamenti bensì per quello di abuso di metodi di correzione, una fattispecie di reato meno grave: la donna, difesa dall’avvocato Francesco Bencivenga, è stata condannata a due mesi (pena sospesa) e all’interdizione per due mesi dall’attività di insegnamento. L’assoluzione perché il fatto non sussiste è stata invece disposta per A.M., che è andata in pensione per raggiunti limiti di età: gli avvocati Alfredo Capuano e Rino Nugnes hanno ripercorso le condotte materiali contestata alle donna sostenendo che esse non presentavano profili di violenza (che avrebbero integrato il reato di maltrattamenti) ma specificando che essi erano degli ‘scappellotti’ e non schiaffi come assumeva la procura finalizzati esclusivamente a riprendere gli alunni e non ad arrecare loro danno.
Non resta adesso che attendere il deposito delle motivazioni della sentenza allo scopo di capire quale sia stato il ragionamento del giudice e come egli abbia valutato, pesato, le singole condotte emerse dalle immagini raccolte dalle telecamere.
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martedì, 4 Dicembre 2018 - 15:45
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