Lo scenario accusatorio parla di un voto di scambio che avrebbe inquinato le elezioni Regionali del 2015 allo scopo di far arrivare Armando Cesaro, figlio del parlamentare di Forza Italia Luigi Cesaro, a sedere in Consiglio regionale, cosa accaduta. Sarà un processo a stabilire se la tesi della procura poggia su elementi fondati oppure no. Ma per l’apertura del dibattimento occorrerà attenere. La prima udienza in programma nella giornata di ieri, giovedì 13 dicembre, è saltata a causa di diversi difetti di notifica. E così al giudice monocratico Agostino Nigro del Tribunale di Napoli Nord non è rimasto altro da fare che stabilire una nuova data per lo svolgimento dei ‘lavori’ nella speranza che le comunicazioni vadano a buon fine. Il prossimo appuntamento è per il 10 aprile.
Sul banco degli imputati ci sono ben 29 persone, tra le quali spiccano i nomi di Armando Cesaro, attuale capogruppo regionale di Forza Italia e il padre Luigi Cesaro. Devono rispondere di corruzione elettorale. La stessa accusa è contestata al consigliere regionale Flora Beneduce, nonché all’imprenditore maranese Antonio Di Guida, e all’ex sindaco di Marano Angelo Liccardo. Sul banco degli imputati anche Aniello e Raffaele fratelli di Luigi e già in carcere nell’ambito di una diversa inchiesta su presunte collusioni con la camorra.
Gli episodi contestati dalla procura (l’indagine è stata coordinata dal pm Simone De Roxas) sono in tutto 12. Dodici episodi ricostruiti dai carabinieri del Ros in tre anni di indagini, di accertamenti, di verifiche. Dalla fotografica scattata dai militari dell’Arma viene fuori che Luigi Cesaro, per ottenere nella zona di Marano l’appoggio all’elezione del figlio, avrebbe promesso una commessa – dal valore di 10 milioni di euro, cin un guadagno netto di due milioni – legata a un’Asi (Area du sviluppo industriale) casertana all’imprenditore Antonio Di Guida, pure lui coinvolto nell’inchiesta che vede detenuti i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro. E sempre Luigi Cesaro avrebbe garantito l’assunzione di un ragazzo alle Poste in cambio di 30 voti, a patto che gli elettori adesso fornito «documentazione fotografica delle schede votate all’interno del seggio». Quanto, invece, al consigliere Flora Beneduce, la donna – sostiene la procura – avrebbe consegnato duemila euro in cambio dell’assicurazione di almeno 300 preferenze. Tutti gli imputati hanno, dal canto loro, respinto sempre le contestazioni. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Alfredo Sorge (per Flora Benedice), Vincenzo Maiello e Michele Sanseverino (per Luigi e Armando Cesaro), Paolo Trofino (per Aniello Cesaro).
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venerdì, 14 Dicembre 2018 - 13:42
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