L’ultima intervista da esponente del Movimento Cinque Stelle, il senatore Gregorio De Falco l’ha rilasciata al quotidiano ‘La Repubblica’. E, come spesso è accaduto in questi ultimi mesi di Governo, le parole che De Falco ha affidato al quotidiano sono state di aperta critica nei confronti della volontà della strana coppia Lega-Cinque Stelle di assecondare la richiesta d autonomia di Veneto, Lombardi ed Emilia Romagna.
Da quest’oggi Gregorio De Falco, il comandante che ordinò (invano) a Francesco Schettino di tornare a bordo della Concordia che stava affondando, parlerà da senatore ma a nome suo. Il collegio dei Probiviri del Movimento Cinque Stelle che aveva aperto una pratica sui ‘dissidenti’ ha deciso la sua espulsione dai grillini. Una decisione dura, che ha investito anche un altro senatore e due eurodeputati. Un vero e proprio ‘botto’ di Capodanno.
De Falco ha pagato in modo particolare la condotta in occasione del voto sul decreto Sicurezza: ha votato contro il provvedimento. Il senatore ha votato con le opposizioni anche in merito al condono per Ischia. Inoltre De Falco si è astenuto nell’Aula del Senato al voto di fiducia sulla Manovra. A lui i Cinque Stelle hanno contestato reiterate violazioni all’articolo 11 dello Statuto, nonché per via della violazione dell’articolo 6, comma 4, del Codice etico.
Il benservito è stato dato anche a Saverio De Bonis (di Irsina, in provincia di Matera), senatore e portavoce al Senato del Movimento Cinque Stelle. De Bonis è stato espulsione per aver violato le stesse ‘norme’ di De Falco, ma i fatti commessi diversi. Interessanti quelli addebitati a De Bonis: il senatore materano è stato cacciato perché solo oggi, a distanza di 10 mesi dalle elezioni, ci si è resi conto che l’elezione di De Bonis è illegittima. Il 19 gennaio del 2017 De Bonis è stato condannato in Appello dalla Corte dei Conti al pagamento di quasi 2800 euro in favore della Regione Basilicata. La sentenza di primo grado fu emessa nel 2015. In base al codice etico, De Bonis non si sarebbe potuto candidare. Invece non solo si candidò ma ebbe anche la benedizione di Luigi Di Maio. Inoltre De Bonis ha pagato il non aver partecipato al voto sul decreto sicurezza.
Fuori anche gli eurodeputati Marco Valli e Giulia Mio. Valli, 33enne e residente a Milano, è stato espulso “per violazione dell’articolo 11, lettera M” dello Statuto: in buona sostanza l’eurodeputato ha pagato a caro prezzo l’aver inserito nel suo curriculum di aver conseguito una laurea (mai ottenuta) presso l’Università Bocconi di Milano. Il caso era stato sollevato da un’inchiesta de Il Sole 24 ore e aveva spinto Valli ad autosospendersi in attesa che il Movimento decidesse del suo destino. Anche per la sarda Giulia Moi la sanzione è arrivata per violazione dell’articolo 11, lettera M, dello Statuto nonché per l’articolo 3 del Codice etico: le è costata cara la vicenda della mancata rendicontazione dei rimborsi. Ad ottobre scorso Giulia Mio è stata sanzionata dal Parlamento europeo per molestie psicologiche nei confronti di un assistente: la sanzione è consistita nella perdita del diritto all’indennità di soggiorno per un periodo di 12 giorni.
Ma le sorprese potrebbero non finire qui. Dinanzi al collegio dei probiviri sono aperti altri procedimenti, tuttora pendenti: in stand by le posizioni di Elena Fattori e Paola Nugnes. Per Lello Ciampolillo è stato deciso un richiamo (violazione art. 11 Statuto; art. 3 Cod. Etico). Inoltre «nei confronti di Matteo Mantero e di Virginia La Mura i procedimenti disciplinari sono stati archiviati».
Duro il commento di Luigi Di Maio su Facebook: «Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile. Oggi i probiviri si sono espressi con dei provvedimenti duri e giusti. E se ci sono altri senatori o deputati che non intendono più sostenere il contratto di Governo, per quanto mi riguarda sono fuori dal MoVimento, anche a costo di andarcene tutti a casa. Il rispetto degli elettori viene prima di tutto. Quando i candidati del MoVimento 5 Stelle entrano nelle liste – ricorda Di Maio – accettano alcune regole, poche e chiare, che sono vincolanti per la loro candidatura. Tutti gli eletti del MoVimento in Parlamento hanno quindi firmato e accettato anche la regola presente nel Codice Etico, per cui i nostri parlamentari sono tenuti sempre a votare la fiducia ad un governo in cui il MoVimento è parte della maggioranza”. “Nel Codice – ricorda Di Maio – c’è infatti scritto che i portavoce eletti si impegnano ‘a votare la fiducia, ogni qualvolta ciò si renda necessario, ai governi presieduti da un presidente del consiglio dei ministri espressione del MoVimento 5 Stelle’. Qualcuno dopo aver ottenuto l’elezione, ha cominciato a rinnegare regole e programmi. Qualcuno crede che per il solo fatto di essere senatore allora sia indispensabile per il Governo e per questo possa trasgredire le regole che ha firmato. Non è così. Noi siamo gente seria che rispetta gli impegni presi con i cittadini».
lunedì, 31 Dicembre 2018 - 15:55
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