Non solo droga ed estorsione. Il clan D’Alessandro è uno di quelli che punta a diversificare gli affari. Soprattutto è uno di quelli che punta a costruirsi una nuova immagine. Imprenditoriale. E il settore della frutta, sembra, è stato uno dei pallini di Teresa Martone, la vedova del boss Michele D’Alessandro, che ha guidato la cosca in assenza dei figli e che dal 5 dicembre scorso è ai domiciliari per estorsione con l’aggravante della matrice camorristica.
Il retroscena emerge dagli atti di inchiesta ‘Olimpo’ che ha travolto i vertici di quattro cosche della cintura stabiese (i D’Alessandro, i Cesarano di Pompei, gli Afeltra e i Di Martino che operano tra Pimonte e Gragnano) e che ha fatto finire in prigione l’imprenditore Adolfo Greco, un uomo che ha avuto stretti legami tanto con i camorristici quanto con gli ambienti della Castellammare ‘bene’. E proprio Greco diventa il centro di questa idea imprenditoriale dei D’Alessandro. Teresa Martone si rivolge all’imprenditore del latte – che nel tempo ha fatto una fortuna investendo anche in altri tipi di attività – per cercare di trovare «un imprenditore operante nell’ambito dell’ingrosso della frutta così da riuscire a commercializzare grandi quantitativi di banane, fragole e pesche», scrivono gli investigatori.
«Vorrei un po’ di inross… Tengo…. tengo questa via di questa frutta…. in modo.. per creare qualcosa anche per questi qua… avete capito?», dice Teresa Martone parlando con Greco. Dalle intercettazioni nel corso delle quali la Martone si sofferma sul business, gli investigatori ritengono che sia «evidente che il clan D’Alessandro ad inserirsi in attività economiche lecite inerenti i settori merceologici della frutta, e, per poterne sfruttare al massimo le potenzialità finanziarie, avevano bisogno di smaltire grandi quantità di prodotto di cui avevano la disponibilità».
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giovedì, 3 Gennaio 2019 - 17:20
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