Scontri Inter-Napoli, otto indagati per la morte di Berlardinelli e Da Ros collabora nonostante le pressioni della curva


L’inchiesta sugli scontri che il 26 dicembre scorso hanno preceduto la partita Inter-Napoli, giocatasi a San Siro, fa un altro passo in avanti. Il numero delle persone indagate per la morte Daniele Belardinelli, il 35enne capo ultrà del Varese rimasto travolto e ucciso da un Suv nei momenti concitati degli scontri avvenuti in via Novara prima della partita Inter-Napoli, sale a otto. Otto indagati per omicidio volontario.

Sono cinque tifosi azzurri, tra cui un minorenne, che erano a bordo della Volvo V40 sequestrata pochi giorni fa a Napoli, a cui si aggiungono altri tre ragazzi che viaggiavano su una seconda auto del convoglio azzurro, ritenuta coinvolta nell’incidente. Anche questa seconda vettura è stata posta sotto sequestrato e verrà analizzata nelle prossime ore dalla polizia scientifica. 
Si cerca adesso di capire chi fosse al volante della Volvo e soprattutto se c’è stata o meno volontarietà nel travolgere Belardinelli. La Volvo è intestata a un 60enne napoletano, il quale ha spiegato che era stato il figlio di 25 anni ad usare l’auto per andare a Milano con un altri quattro amici. Di qui la prima iscrizione nel registro degli indagati. Ma da successivi interrogatori è emerso che forse alla guida della Volvo c’era un amico del giovane. Da chiarire anche perché, una volta rientrati a Napoli, i tifosi abbia l’auto a lavare. «La usa il padre di uno dei miei clienti mi sembra sia normale lavarla prima di riconsegnarla. Non è stato un gesto compiuto per nascondere qualcosa», ha assicurato l’avvocato Emilio Coppola, legale di 4 dei 5 passeggeri della Volvo. «Al momento – ha detto Coppola – sono in corso accertamenti sui ragazzi della Volvo. Ci saranno sviluppi nelle prossime ore, saranno sentiti i passeggeri di altre auto, noi abbiamo chiarito la nostra posizione. Ma si parla di molti indagati – ha ribadito il legale – si faranno accertamenti su molti veicoli e so che verranno sequestrate altre auto».

Novità ci sono anche sul fronte degli indagini che hanno acceso i riflettori proprio sugli scontri e sull’organizzazione dell’agguato teso ai tifosi del napoletani, i cui pulmini vennero circondati e presi d’assalto con mazze e spranghe. Luca Da Ros, il tifoso 21enne dell’Inter arrestato dopo i tafferugli e il primo a rendere dichiarazioni ai pm consentendo una ricostruzione dei fatti, è tornato a casa: gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. A firmare il provvedimento di attenuazione della misura cautelare è stato il giudice per le indagini preliminari Guido Salvini. Il ragazzo ha fornito «numerosi dettagli» sulle «modalità dell’attacco» che saranno utili per «risalire ai responsabili dell’omicidio di Belardinelli», «nonostante le minacce ricevute presso la sua abitazione e apparse sui numerosi social network», si legge nel provvedimento di concessione dei domiciliari. Grazie al 21enne è stato inoltre possibile risalire ad altre persone: Da Ros ha riconosciuto, come partecipante al blitz, anche Nino Ciccarelli, capo dei ‘Viking’, una delle storiche tifoserie della curva Nord di San Siro. Un contributo importante arrivato malgrado la «pressione che i gruppi di tifosi ultras sono in grado di esercitare», ha ricordato il giudice.

domenica, 6 Gennaio 2019 - 11:59
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